24 aprile 2020

Apot, al via la lotta bio alla cimice asiatica

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Le vespe samurai (Trissolcus japonicus) sono pronte a risolvere il problema delle cimici asiatiche (Halyomorpha halys), vero flagello delle coltivazioni ortofrutticole trentine, così come di gran parte di quelle del Nord. Un danno complessivo stimato in circa 600 milioni di euro nel 2019 per tutta la frutticoltura del Nord Italia – senza considerare le ricadute sul settore industriale.
Dopo l’entrata in vigore dello scorso 31 marzo del Decreto del ministero dell'Ambiente che codifica e regola la lotta biologica alla cimice asiatica, anche il Trentino, dopo Piemonte e Emilia Romagna, fra qualche settimana potrà finalmente partire con la liberazione dell’insetto.
L’introduzione di questo antagonista naturale alla cimice asiatica è stata ampiamente studiato dal Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria. Sul territorio provinciale il progetto è stato preso in carico dalla Fondazione Edmund Mach, che in collaborazione con Apot, già lo scorso febbraio aveva iniziato a chiedere collaborazione alla cittadinanza nella raccolta e consegna di campioni di cimice, per contribuire a riprodurre in laboratorio la vespe samurai – essendo necessaire infatti grandi quantità di uova per alimentare gli allevamenti nei laboratori di San Michele all’Adige.

Questo processo, fortemente voluto dai frutticoltori, consentirà di fare un deciso passo avanti per la riduzione dei trattamenti fitosanitari, obiettivo che il settore frutticolo tiene sempre al centro, in maniera equilibrata con la necessità di savaguadare la redditività del settore e di conseguenza gli aspetti sociali ed occupazionali.

“La lotta biologica alla cimice asiatica attraverso un antagonista naturale come la Trissolcus Japonicus è un altro tassello nella costruzione di una nuova agricoltura, sempre più sostenibile – sottolinea Alessandro Dalpiaz, direttore di Apot – un’operazione che ben si colloca tra le iniziative sul territorio inserite nel nostro ‘Progetto Trentino Frutticolo Sostenibile’. Ci vorranno comunque almeno tre anni prima che l’insetto si riproduca stabilmente nei nostri campi. Nel frattempo, continueremo a muoverci privilegiando gli strumenti fisici ed agronomici rispetto ai mezzi chimici, da usare solo in caso di rischio particolarmente elevato, per accompaganre le aziende verso una situazione di tranquillità ed equilibrio”.

L’obiettivo è fare insediare il parassitoide inizialmente negli ambienti naturali, boschi, siepi, aree non coltivate, laddove ci sono piante ospiti per la cimice che ne consentono la riproduzione e da dove la stessa può migrare massicciamente nelle colture agricole.
Dall’esperienza diretta maturata in passato nel controllo biologico di altri insetti che infestavano altre colture agrarie, saranno necessari almeno tre anni per poter registrare un sigificativo effetto di contenumento dei danni. Il numero di siti in cui si eseguiranno i rilasci dipenderà dalla disponibilità di parassitoidi che si riuscirà ad allevare. Siccome questo dipende della quantita di uova di cimice che saranno prodotte in laboratorio, è fondamentale che tutti i cittadini collaborino in questo importante progetto contattando i tecnici della Fondazione E. Mach di zona in caso di rilevamento di cimici vive (almeno 20 esemplari) per prenotare il ritiro a domicilio.
“Un cenno di ringraziamento va portato all’assessorato Agricoltura della Provincia autonoma di Trento – evidenzia Ennio Magnani, presidente di Apot – per il forte pressing esercitato a livello nazionale per permettere la liberazione della vespa samurai e per aver messo a punto in tempi celeri un articolato piano di controllo per la cimice; un ringraziamento va inoltre alla Fondazione Edmund Mach, organismo di esperienza internazionale con cui Apot da tempo collabora per prevenire le situazioni di criticità vissute da altre Regioni”.
Originaria della Cina e appartenente all'ordine degli Imenotteri, la vespa samurai è piccolissima, meno di un millimetro di grandezza, non è aggressiva e si nutre di polline e nettare. Nelle aree geografiche in cui è presente, la vespa accorpa le sue uova a quelle della cimice, contenendone la riproduzione e quindi i potenziali danni alle coltivazioni.

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