I numeri parlano chiaro: crescono i consumi delle arance italiane, ma si riduce la superficie produttiva. Secondo il report “Tendenze agrumi” di Ismea pubblicato ieri (8 marzo), da ottobre 2020 a gennaio 2021 il prodotto confezionato venduto nei punti vendita della Gdo ha registrato un aumento dell’11% su base annua, e di circa l’8% rispetto al dato medio del triennio precedente. L’incremento riguarda anche il prezzo medio di vendita e la spesa, che crescono rispettivamente del 3 e del 14 per cento. Tale risultato è determinato sia dalla produzione nazionale – che quest'anno segna una crescita compresa tra il 25 e il 30% rispetto allo scorso anno – sia dall’atteggiamento positivo dei consumatori verso i prodotti ortofrutticoli. In altre parole, il mercato delle arance sembra essere entrato in una fase di rinnovato interesse, se non fosse per i prezzi all'origine che, complici i calibri medio-piccoli che hanno caratterizzato questa stagione, sono bassi.
Quanto alle prospettive di breve termine, la fase finale dell’attuale campagna commerciale sarà probabilmente caratterizzata da un lieve miglioramento delle quotazioni, come conseguenza del progressivo assottigliamento dell’offerta. L’entità di questo incremento dipenderà dalla domanda (nazionale ed europea) e dal livello qualitativo dell’offerta. L’andamento climatico delle prossime settimane giocherà dunque un ruolo di primo piano.
Continua a ridursi il potenziale produttivo
A fare da contraltare, i dati relativi alle superfici coltivate che, causa Tristeza, diminuiscono. Per dirla con i numeri, l'area che mostra la maggior riduzione su base annua è la Sicilia, che perde il 3,5% degli agrumeti. In particolare, rispetto al 2019, sono stati persi 500 ettari nella provincia di Catania, 370 in quella di Agrigento (-370 ettari) e e 1.000 nella provincia di Messina.
Raccolta 2020/21: cresce la produzione italiana ed europea
L’Usda (United States, department of agriculture) stima un aumento dell’offerta di arance dei Paesi dell’Unione europea del 6% rispetto alla campagna 2019-20. Per quanto riguarda l’Italia, Ismea indica per la stagione 2020/21 un aumento del raccolto compreso tra il 25 e il 30% rispetto all’anno precedente. Come è noto, però, la campagna è stata caratterizzata da una prevalenza di calibri medi e piccoli che hanno penalizzato le quotazioni all’origine.
Calo generalizzato dei prezzi all’origine, ma ci sono delle eccezioni
Fin dal mese di dicembre le quotazioni all’origine hanno mostrato un divario negativo dell'8,5%, rispetto alla campagna 2019-20 (-2,1% rispetto al dato medio del triennio precedente). A gennaio e febbraio la forbice si è ulteriormente ampliata, evidenziando una perdita del 16% su base annua e del 6% rispetto al triennio 2017-2019.
Non sono però mancate alcune eccezioni: le arance Navel hanno registrato buone quotazioni d’esordio sulle maggiori piazze (Catania, Reggio Calabria e Taranto), soprattutto in confronto alle quotazioni medie dell’ultimo triennio. A dicembre e gennaio, la varietà Moro, in particolare sulla piazza di Catania, ha registrato quotazioni superiori a quelle dello scorso anno e in linea con quelle medie del triennio precedente. Le arance Washington Navel, a dicembre e a gennaio, hanno registrato quotazioni in aumento sia rispetto allo scorso anno (+7%), sia rispetto alla media del triennio precedente (+17%) sulla piazza di Agrigento.
Aumenta l’import del 49%, profondo rosso per la bilancia commerciale
La campagna 2019/20 si è chiusa con un passivo della bilancia commerciale di circa 60 milioni di euro. Tale risultato è conseguenza del record di importazioni, oltre 223 milioni di chilogrammi, e dell’aumento del prezzo medio all’import (+27%).
L’incremento delle importazioni italiane di arance è riconducibile soprattutto all’aumento dell’approvvigionamento di prodotto durante i mesi del primo lockdown nazionale (tra marzo e maggio 2020), con importazioni triplicate dall’Egitto e raddoppiate dalla Grecia.
L'Ue si conferma il primo mercato per le arance italiane
Infine, le esportazioni. La Svizzera, nella campagna 2019-20, ha rappresentato il primo mercato di riferimento, scavalcando la Germania. Quest'ultima, insieme a Francia, Austria, Belgio, Svezia, Danimarca e Polonia, ha fatto registrare le maggiori contrazioni delle importazioni dall’Italia. Di contro, Spagna e Regno Unito, hanno accresciuto le forniture di arance italiane.