Tutti a caccia di arance. E della vitamina C che contengono. E' stato così in piena emergenza sanitaria per l'effetto protettivo anti-coronavirus e sarà così anche per quanto riguarda le sue proprietà anticancro.
Uno studio dell'Istituto di Candiolo – pubblicato sulla rivista Scienze Translational Medicine e ripresa nei giorni scorsi da La Repubblica – conferma che se somministrata insieme con gli inibitori dei checkpoint (farmaci per l'immunoterapia oncologica promettenti ma gravati da alcuni effetti collaterali), la vitamina C potenzia l'immunoterapia e la rende più tollerabile, aprendo la strada a nuove possiiblità di terapie integrate che potrebbero rallentare la progressione della malattia. Il tutto a una condizione, e cioè che sia iniettata in una dose equivalente a duemila arance ogni giorno per via endovenosa per almeno due settimane. Così i tumori possono essere sconfitti potenziando l'attività anticancro del sistema immunitario e rendendo più efficaci e meglio tollerati i farmaci.
La ricerca è stata condotta su topolini con melanomi o tumori alla mammella, al colon retto o al pancreas, sottoposti o meno a immunoterapia oncologica. Nulla a che vedere con l'assunzione di integratori, dunque. Per essere efficace, rivela lo studio dell'Istituto di Candiolo, la vitamina C deve essere assunta in dosi molto elevate per un periodo prolungato.
Alberto Bardelli, direttore del laboratorio di oncologia molecolare all'Istituto di Candiolo e professore ordinario del dipartimento di oncologia dell'Università ricorda che già negli anni '70 erano stati registrati dati positivi sull'aumento della sopravvivenza in pazienti con tumori trattati con vitamina C e spiega a La Repubblica: “Questi studi, mai adeguatamente comprovati, erano stati abbandonati. Di recente si è scoperto che la vitamina C somministrata per via orale non può essere assorbita dall'intestino a dosi tali da avere un effetto anticancro. Così abbiamo deciso di testare mega-dosi iniettandole direttamente nel peritoneo dei topolini affetti da tumori. I risultati mostrano innanzitutto che la vitamina C da sola accende i linfociti T e li attiva a rispondere meglio contro il tumore, che così rallenta in maniera significativa la sua crescita”.
Per ora si tratta di importanti risultati pre-clinici che dovranno essere confermati da successivi studi sull'uomo. Ma la triplice terapia con vitamina C e i due inibitori di checkpoint potrebbe davvero aprire la strada a nuove tipologie di cura.