20 marzo 2024

Asparagi selvatici: in Sardegna conflitto con i raccoglitori pakistani

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Meno prodotto, anche qui hanno inciso le temperature miti prima del tempo ovvero i cambiamenti climatici, ma più resa commerciale per gli asparagi selvatici sardi. Un patrimonio naturale, un bene comune ad alta ricaduta sociale, garantisce preziosi introiti in piccoli paesi con poche attività economiche, e di custodia della memoria storica, la raccolta organizzata, e di valorizzazione dell’offerta della ristorazione con un bene di eccellenza. Un prodotto molto apprezzato che all’ingrosso quota tra i 15 e i 18 euro. Un’attività tipicamente sarda, ma oggi condivisa con forti conflitti con i raccoglitori pakistani: “Svendono il prodotto ai semafori”.

A Ortofruttolu da decenni vendono gli asparagi  selvatici

La fotografia del fenomeno e dell’ultima campagna è scattata da Genzio Tolu, grossista di Cagliari con lunga tradizione familiare, ma anche produttore del pomodoro Camone del Datterino di Pula, con la ditta Ortofruttolu.

“Una campagna positiva per l’assenza di grandi quantità a causa di fattori climatici anomali. La qualità e il sapore degli asparagi raccolti in Sardegna rendono il prodotto molto apprezzato e si preferisce nettamente a quello coltivato”. Nonostante il differenziale di prezzo: quello prodotto nelle aziende quota 7/8 euro, il selvatico arriva a 15/18.

Dove crescono e si raccolgono gli asparagi? “In Marmilla e Sarcidano (due regioni culturali dell’isola, Ndr) dove sono presenti i cercatori che conferiscono il prodotto a persone che lo lavorano e compongono i mazzi. SI è iniziato a fine febbraio, se piove nella migliore delle ipotesi si arriva fino a fine aprile”.

La commercializzazione?

“Soddisfiamo le esigenze di fruttivendoli, ambulanti e i supermercati del territorio. Poi c’è qualcuno che esporta in altre regioni, in particolare verso il mercato di Roma”.

La svendita dei pakistani

Il commerciante ci informa su una novità: “Sempre di più ci sono cercatori pakistani che fanno razzia del prodotto e poi lo svendono ai semafori”. Chiaro. Mancano le norme per regolamentare l’attività di raccolta e garantire che sia un giusto prezzo per tutti.

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