Arriverà l'Igp (Indicazione geografica protetta) per l'asparago napoletano? E' ancora presto per dirlo ma, proprio in questo periodo, si stanno compiendo i primi passi concreti per giungere all'obiettivo. A confermare il percorso è lo stesso Italo Santangelo, esperto di marchi Dop/Igp che in qualità di consulente sta seguendo l'intero iter.
“La coltivazione dell’asparago in Italia – premette Santangelo – sta attraversando una fase sostanzialmente positiva, trainata dal recupero progressivo dei consumi da parte dei consumatori, dopo le emergenze dell’ultimo triennio, e da una ripresa della domanda internazionale, soprattutto della tipologia verde, della quale l’Italia è il principale Paese produttore europeo. Nella Penisola la coltivazione dell'asparago si estende su una superficie di circa 7.500 ettari, con la maggior parte delle superfici concentrate in Puglia (25% del totale), in Veneto, Emilia Romagna e Campania. Il 17% della produzione viene dalla coltura protetta, per la quale la Campania, ma per essa si intende esclusivamente l’area napoletana, ha il primato assoluto (oltre il 90%) con i suoi 1.000 ettari”.
Entrando nel dettaglio, Santangelo rileva: “L’asparagicoltura napoletana è sicuramente da considerare quella più antica e tradizionale del Mezzogiorno. Seppure presente nell’area sin dall’epoca romana, è dagli Anni ’70 del secolo scorso che ha assunto la veste moderna di filiera di pregio, testimonianza di una spiccata vocazionalità pedoclimatica dell’area. Stiamo parlando di un territorio, la zona a nord di Napoli, che comprende prevalentemente le superfici pianeggianti dell’area metropolitana napoletana e parte del Casertano, le quali costituiscono quella che i Romani chiamavano Campania felix, per l'eccezionale fertilità del terreno e la mitezza del clima. Oggi quest'area è diventata, in pochi anni, il polo produttivo nazionale più importante per la produzione precoce, laddove le differenze climatiche e la forzatura in tunnel forniscono un elemento decisivo per poter competere sui mercati di destinazione”.
“Le esperienze positive degli asparagi italiani Dop e Igp fanno ben comprendere la necessità di dotarsi di strumenti di tutela e valorizzazione come lo sono i marchi comunitari di qualità – aggiunge il cosnulente – Alla luce di tali esperienze, anche la filiera dell’asparago dell’area napoletana intende dotarsi di un marchio comunitario che funga soprattutto da strumento di promozione commerciale, per fare apprezzare la propria produzione di qualità anche sui mercati internazionali. Uno studio preliminare di fattibilità del progetto di Igp, commissionato dalla società agricola F.lli Laezza di Acerra, ha dimostrato, per la denominazione Asparago Napoletano, il possesso dei requisiti per il suo riconoscimento. In queste settimane, conclusa la positiva campagna di raccolta in corso, sarà costituito il Comitato promotore”.
“Il marchio comunitario – conclude Italo Santangelo – sarà la nuova sfida che attende la filiera. Un riconoscimento meritato che potrà dare ulteriori soddisfazioni e opportunità a tutti gli operatori del comparto”.