11 marzo 2022

Autotrasporto in ordine sparso, è caos

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Il prezzo medio del gasolio, oggi, è pari a 2,270 euro/litro (ieri 2,172), quello del Gpl passa da 0,871 a 0,894 euro/litro (fonte Quotidiano Energia). E, pertanto, come ha raccontato ieri myfruit.it, Trasportounito ha annunciato il fermo dei tir da lunedì 14: non per protesta e nemmeno per sciopero. Semplicemente perché non conviene più farli viaggiare.

Non la pensa così la Federazione italiana autotrasporti professionali, che ha dichiarato: “Fiap, impegnata nella discussione sulla situazione critica in cui si trova il settore nei tavoli tecnici e politici ufficiali e opportuni, e in vista dell’incontro (martedì 15 marzo, ndr) con la vice ministra Teresa Bellanova, prende fermamente le distanze dalla proclamazione del fermo diffusa da Trasportounito”.

Unatrans, invece, che fino a pochi giorni fa si era mostrata collaborativa al tavolo delle trattative, ha già proclamato per sabato 19 marzo una serie di manifestazioni di autotrasportatori in tutta Italia, mostrandosi così scettica circa quanto potrà emergere dall'incontro con le rappresentanze del governo.

Ad aggravare una situazione già di per sé complessa, anche la denuncia di Anita, Associazione nazionale imprese trasporti automobilistici, secondo la quale i camion restano fermi anche perché, allo scopo di speculare, alcune compagnie petrolifere hanno bloccato le fornirure extrarete.

Anita: “Fermi perché c'è chi specula”

“La nostra associazione sta rilevando da alcuni giorni anomalie sul mercato dei carburanti con riduzioni dei fidi accordati alle imprese, riduzioni e in alcuni casi sospensioni delle forniture extrarete o addirittura aumento dei prezzi dell’extrarete a valori superiori a quelli della rete stradale – ha dichiarato il presidente di Anita, Thomas Baumgartner – Le aziende stanno fermando i mezzi anche a seguito di questo atteggiamento da parte di alcune compagnie petrolifere che per motivi speculativi lucrano su vendite future a prezzi aumentati”.

Trasportounito: “Si preferisce ignorare l'emergenza”

Trasportounito è tornato sul tema anche oggi, dichiarando: “In risposta alla nostra constatazione circa la drammaticità della situazione dell'autotrasporto italiano e alla necessità evidenziata dalle imprese di porre immediatamente un freno alla crescita dell'indebitamento finanziario, procedendo alla sospensione dei servizi per uno stato di grave necessità, la commissione di garanzia scioperi nei servizi pubblici essenziali, pur essendo debitamente informata, ha preferito ignorare lo  stato di grave necessità denunciando gli estremi di uno sciopero. In altre parole, invece di valutare e intervenire sulla gravità della crisi in atto, ha preferito rispolverare i criteri di una anacronistica rigidità burocratica, in un momento in cui dovrebbe essere superata. La verità è che esiste una consapevolezza collettiva, espressa da parte di tantissimi imprenditori, circa la necessità di congelare l’indebitamento finanziario prima che sia troppo tardi. E non è un caso che l’iniziativa assunta abbia già procurato risultati positivi e concreti, spingendo molti committenti degli autotrasportatori ad adeguare in queste ore le tariffe e quindi i corrispettivi dei servizi di trasporto, garantendosi così il regolare trasferimento delle merci”.

Mancano autisti e pallet

Oltre al caro-gasolio e alle divisioni interne, il mondo dell'autotrasporto deve fare i conti con un altro problema, quello della carenza degli autisti. E, naturalmente, la guerra in Ucraina non può che peggiorare una situazione già compromessa da tempo a livello globale. Le principali ricadute sono sull'autotrasporto polacco, ma a cascata si rifletteranno in tutta Europa: circa 105mila autisti ucraini che normalmente lavorano in Polonia sono tornati in patria.

Si stima che lo abbiano fatto in tanti, con il risultato che ci sono migliaia di camion fermi. Sempre sul fronte dei trasporti internazionali, ci sono problemi anche con gli autisti russi e bielorussi: molti non vogliono più viaggiare perché temono ritorsioni e discriminazioni, altri non riescono a ottenere i visti necessari per oltrepassare i confini. E così si stanno formando ingorghi e disordini: per entrare in Bielorussia i tempi iniziano a essere biblici.

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