Quest’anno il torrone di Bagnara Calabra (RC) ha ottenuto il riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta e, nei giorni scorsi, si è occupato di questo prodotto un intero servizio pubblicato sul quotidiano “La Stampa”. “Lungo la Costa Viola calabrese – scrive tra l’altro La Stampa – il Natale sa di miele e di mandorle. Quelli del Torrone di Bagnara Calabra, una gustosa specialità che da secoli rende la località ancora più affascinante, anche durante l’inverno… Sono due secoli che generazioni di pasticceri si tramandano di padre in figlio la ricetta tradizionale del primo torrone che ha meritato il prestigioso riconoscimento europeo. A rendere così speciale questa prelibatezza natalizia è la qualità degli ingredienti utilizzati per la sua preparazione. Le mandorle, infatti, da secoli abbondano in queste zone, tanto che la loro coltivazione risale nientemeno che all'epoca dei Romani. Il miele, invece, oltre a rendere più dolce il torrone, lo arricchisce delle irresistibili note aromatiche che lo contraddistinguono. La ricetta del Torrone di Bagnara è rimasta immutata nel corso del tempo e ancora oggi prevede una lunga cottura a bagno maria degli albumi assieme alle mandorle e al miele per circa sei o sette ore, durante le quali il composto deve essere mescolato di continuo. A questo scopo oggi sono stati introdotti degli appositi macchinari con spatole automatiche per facilitare l’operazione. A cottura ultimata l’impasto viene steso con il mattarello e lasciato raffreddare, per poi essere tagliato in barrette di dimensioni variabili”. Come in tutti i casi che meritano uno studio approfondito, c’è anche un alone di mistero sulle origini di questo torrone centenario. Diversi esperti, infatti, attribuiscono secondo il quotidiano torinese il primato della produzione del torrone alla vicina città di Taurianova. Ma il nome sull’Igp, appunto, resta quello di Bagnara Calabra.
15 dicembre 2014
Bagnara Calabra, quando il torrone fa notizia
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