27 ottobre 2023

Banane, in Germania i prezzi più alti non compromettono le vendite

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Nel suo editoriale sul numero 42 di Fruchthandel Magazin Michael Schotten commenta la vittoria di Daniel Noboa al recente ballottaggio presidenziale in Ecuador.

Probabilmente il nome di Noboa significa relativamente poco per la maggior parte dei telespettatori e dei lettori europei, ma non suona nuovo nel settore della frutta. Suo padre, Alvaro Noboa, è l’uomo più ricco dell’Ecuador, noto per l’impero delle banane ma anche per le accuse di sfruttamento del lavoro minorile e violenze sui lavoratori. E ora Daniel è riuscito a coronare quelle che una volta erano le ambizioni paterne: diventare presidente dell’Ecuador, paese che soffre sempre di più a causa della corruzione, della violenza dei cartelli e del narcotraffico.

Ma torniamo alle banane, con cui anche Daniel Noboa ha dei punti di contatto. Come Luisa González – la sua concorrente sconfitta per la presidenza – vuole fermare le esportazioni di droga, per le quali la mafia preferisce ancora usare le scatole di banane. Un problema anche nei Paesi di destinazione, dove i contrabbandieri si fanno pochi scrupoli.

Per arginare questo fenomeno – e probabilmente anche per ricavarne un capitale politico – Noboa vorrebbe fare installare scanner nei porti e in altri snodi logistici.

A Jose Antonio Hidalgo, direttore esecutivo dell’associazione degli esportatori di banane AEBE, sembra una buona idea. In una recente conversazione che Schotten ha avuto con lui, Hidalgo ha quantificato i costi annuali della lotta al contrabbando di droga in circa 100 milioni di dollari americani. A ciò vanno aggiunte le perdite subite dal settore a causa della distruzione delle merci confiscate.

Ma – anche se il circolo vizioso della droga e della corruzione potesse essere spezzato domani – il settore delle banane dell’Ecuador, e con esso gli altri Paesi fornitori dell’America Latina, avrebbero ancora altri problemi. Primo fra tutti, la politica dei prezzi bassi della Gdo nel mercato chiave europeo, che dovrebbe essere messa in discussione in modo critico in relazione alla sicurezza dell’approvvigionamento, molto più di quanto non avvenga attualmente.

Infatti, la situazione è molto più precaria di quanto molti vogliano ammettere. In questo contesto, pagare ai produttori dei Paesi d’origine un salario di sussistenza non è solo una questione di equità e giustizia sociale, ma anche di ragionevolezza economica.

Non si tratta solo di far sì che tutti gli attori della catena del valore possano vivere del proprio lavoro e dei propri prodotti. Si tratta di potere mantenere in piedi questa catena del valore. La prevenzione e la lotta alle malattie che minacciano la produzione mondiale di banane, gli eventi climatici estremi come El Niño (che secondo l’AEBE hanno causato una contrazione dei redditi degli agricoltori del 15% negli ultimi due anni, ndr) non possono essere considerati separatamente dai prezzi che siamo disposti a pagare, né la sicurezza dei mezzi di sussistenza.

I prezzi più alti non hanno alla fine danneggiato le vendite di banane in Germania. Girare ulteriormente la vite dei prezzi, senza alcuna necessità, sarebbe quindi assolutamente insensato, conclude Michael Schotten.

Fonte: Fruchthandel Magazin

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