05 giugno 2017

Banane, Repubblica Dominicana e articolo di Internazionale. Le precisazioni di Fairtrade Italia

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Il 25 maggio abbiamo pubblicato un articolo dal titolo “Banane bio e Fairtrade. Prezzi bassi in Gdo, salari da fame nelle piantagioni” che riprendeva e segnalava un'inchiesta de L'Internazionale dal titolo “Chi paga il conto per le banane equosolidali” del giornalista Stefano Liberti. Lo stesso giorno Fairtrade Italia ha pubblicato sul suo sito una replica dal titolo “Internazionale: le risposte di Fairtrade“.

Pubblichiamo una lettera di chiarimenti e precisazioni che l’ufficio stampa di Fairtrade Italia ha inviato alla nostra redazione:

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Gentile Redazione myfruit.it,

riteniamo che l’articolo da voi pubblicato il 25 maggio dal titolo “Banane bio e Fairtrade. Prezzi bassi in Gdo, salari da fame nelle piantagioni” non rifletta le difficili condizioni che ci sono in generale nel settore delle banane in Repubblica Dominicana: sembra, anche dal titolo, che il problema riguardi solo le banane a Marchio Fairtrade, mentre è specificato nell’articolo originale dal quale sono tratte le informazioni, pubblicato dalla testata Internazionale, che Fairtrade in Repubblica Dominicana sta provando a cambiare le condizioni. Poi, a nostro avviso, non è viene chiarito sufficientemente che si fa riferimento a diverse certificazioni, non solo Fairtrade.

Purtroppo già nell’articolo pubblicato sulla testata Internazionale c’è più volte la sovrapposizione di significato dei termini:

  1. Fairtrade (Marchio di certificazione);
  2. fair trade (settore generale del commercio equo e solidale)
  3. Equosolidale (traduzione del termine che indica il mondo del commercio equo e solidale in italiano).

Nell’articolo originale pubblicato su Internazionale è specificato in più passaggi che Fairtrade è lì per provare a cambiare le condizioni, come riportato ad esempio in questi passaggi:

“Il dollaro aggiuntivo per ogni cassa di banane rappresenta una cifra importante alla fine dell’anno. Secondo le regole di Fairtrade international, questo deve essere investito in progetti sociali o di rilancio della produzione, come risultato di una consultazione democratica all’interno dell’azienda; nella Repubblica Dominicana si è riusciti ad arrivare a un accordo per cui una parte può essere versata in contanti ai lavoratori come integrazione al salario.

e ancora

“Stiamo cercando di portare avanti un processo, che in alcuni casi funziona, in altri va più a rilento”, ribatte de Peña, sottolineando che è stata Fairtrade international a fare pressioni sul governo e a facilitare la regolarizzazione di migliaia di lavoratori haitiani, nonché ad aiutare la formazione del Sintranor. “Il problema però è duplice: in alcuni casi c’è la resistenza dei datori di lavoro a migliorare le condizioni, ma ci sono anche i vincoli imposti dai prezzi delle banane sui mercati mondiali”.

E in altre parti dell’articolo.

Il salario minimo legale nazionale in Repubblica Dominicana per i lavoratori agricoli attualmente è di 267 pesos = 5,66284USD al giorno secondo questo sito del ministero del lavoro http://www.ministeriodetrabajo.gob.do/index.php/sobre-nosotros/marco-legal/resoluciones-salario-mimino

Gli Standard Fairtrade per i lavoratori dipendenti (Hired Labour Standard) e per le organizzazioni di produttori di piccole dimensioni (Fairtrade Standard for Small Producers Organizations) prevedono il pagamento di ALMENO il salario minimo ufficiale. Fairtrade sta cercando di diffondere il più possibile le condizioni per un salario dignitoso. Purtroppo, ribadiamo, che le condizioni nel settore delle banane in Repubblica Dominicana in generale sono difficili.

Affinché i lavoratori agricoli possano ricevere un salario sufficiente, tutti gli anelli della catena di produzione devono essere disposti a pagare un po’ di più: le piantagioni locali, gli esportatori e gli importatori, i marchi, i distributori e i consumatori.

I lavoratori delle piantagioni, inoltre, possono beneficiare direttamente del Fairtrade Premium pagato su tutte le vendite di banane Fairtrade. Il Premium pagato viene versato su un conto separato della piantagione e il suo uso è approvato democraticamente dai lavoratori. Può essere utilizzato per finanziare progetti per la comunità, come scuole, centri sanitari, ecc. Il 20% del Premium può essere distribuito in contanti ai lavoratori. Per quanto riguarda le aree con una grande presenza di lavoratori migranti, come la Repubblica Dominicana, questa percentuale può raggiungere il 50%. Così, il Premium contribuisce direttamente al miglioramento dei guadagni dei lavoratori”.

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