La notizia più immediata è che Bestack apre alle vaschette in cartone per ortofrutta, ma a guardare bene – come in altri casi – l'operazione del Consorzio rivela altre novità. Soprattutto nell'approccio di filiera e per la filiera.
“La novità – spiega a myfruit.it il direttore Claudio Dall'Agata – è che ci prendiamo la responsabilità mettendo a disposizione di tutti coloro che vendono questa tipologia di confezione il nostro know-how di certificazione e la possibilità di fregiarsi di questo ulteriore controllo di prodotto e processo. A pensarci bene, l'inverso di quello che fa l'ortofrutta, dove si teme sempre che la propria iniziativa possa favorire gli altri. Alla fine, invece, il nostro obiettivo è che si venda un chilo di ortofrutta in più. E una confezione in più ovviamente”.
Capiamo meglio. Bestack, lo standard più diffuso nel mercato degli imballaggi per ortofrutta, ha deciso di estendere la sua attività alle vaschette in cartone, offrendo quella che ha definito una certificazione democratica garantita. Vale a dire: garantire qualità e sicurezza del packaging in carta e cartone all'intera filiera. E cioè, al produttore (anche non socio Bestack), al consumatore finale e alla Grande distribuzione organizzata.
Un nome al servizio di tutti
Ci sono i numeri, che Bestack può spendere a supporto del progetto: le cassette in cartone ondulato – prodotte in tutta Italia da sei aziende socie – sono lo standard dimensionale più diffuso con un livello di penetrazione sul mercato che supera l'80%.
“Il grado di notorietà di Bestack è stato misurato in una recente indagine Agroter su un panel significativo di produttori, grossisti e rappresentanti della Gdo. Panel da cui è emerso che l’80% degli intervistati conosce il marchio, l’81% nel caso della Gdo e addirittura il 90% lato produzione. Nel 2012 la brand awareness era al 12%, nel 2021 al 77%. Siamo in costante crescita – precisa Dall'Agata – Le principali aree di competenza che ci sono riconosciute vanno da Ricerca e innovazione (75%) a Comunicazione e informazione (69%), da Resistenza e prestazioni (67%) a Standard e dimensioni (65%) e Imballaggio Attivo (64%)“.
Il controllo alimentarietà è al 25%, ci si può e deve lavorare. Come? “Offrendo un nuovo strumento che garantisca la qualità e la sicurezza del packaging a contatto con gli alimenti, al fine di dare valore al mercato portando un beneficio a tutta la filiera”, ribadisce Dall'Agata.
Logo e naming dedicato
La nuova certificazione per le vaschette in cartone per ortofrutta, con logo e naming dedicato, nonché un protocollo, è dunque democraticamente disponibile per tutte le aziende, non solo per i soci Bestack. Il regolamento e il protocollo sono in fase di definizione, le decisioni strategiche sono state prese e il progetto sarà condiviso con una primaria catena della Gdo italiana. La presentazione? Di fatto è tutto pronto, e inizia ad arrivare ai soci.
“Il rispetto dei parametri di alimentarietà previsti dalla legge è il requisito fondamentale per ottenerla – conferma il direttore di Bestack – Le verifiche e i controlli saranno realizzati da enti di certificazione esterni accreditati e da laboratori analisi terzi su campioni prelevati direttamente sul mercato, sia nelle aziende degli utilizzatori sia nei punti di vendita, mentre noi metteremo a disposizione quanto appreso in questi anni di esperienza dal punto di vista metodologico e organizzativo”.
Ecco perché si tratta di un atto di responsabilità della filiera del packaging in carta e cartone per ortofrutta. “Bestack – ribadisce Dall’Agata – può declinare la sua notorietà e il suo profilo qualitativo su una parte di mercato, quello delle vaschette in carta e cartone per alimenti, che oggi è in crescita con prospettive molto interessanti: da qui l’importanza di verificare che questa crescita avvenga nel modo migliore”.
Il valore della trasparenza
“Oggi più che mai, quando la competizione sul mercato è così complessa, bisogna attenersi a principi trasparenti, chiari e riconosciuti – osserva il direttore di Bestack – L’invito per tutti quelli che immettono sul mercato vaschette in cartone è a prendere la strada della qualità e della serietà, nell’interesse del consumatore e della collettività. La volontarietà mette una linea chiara tra chi sceglie di sottoporsi a controllo per certificare i propri prodotti e processi e chi invece non lo fa. Entrambe le strade sono lecite, starà poi agli utilizzatori del packaging, e quindi anche alle catene della Gdo, scegliere quali tipi di confezione adottare”.
“Questa certificazione – conclude Claudio Dall'Agata – non aggiunge nulla a quello che dovrebbe essere fatto. Bestack significa qualcosa, l'80% degli operatori lo conosce e gli attribuisce un ruolo. Si può operare in modo serio e investire in certificazione se indietro si ha qualcosa. Ora le aziende hanno la notorietà di un marchio”. Ecco come spiegare, in una intervista, la responsabilità del leader.