Sono due temi oramai di dominio pubblico, sempre più presenti ovunque quando si parla di agricoltura. Non a caso sono anche tra le linee guide del prossimo Expo 2015 di Milano. Se ne è parlato anche al convegno DipSA Innova che si è tenuto ieri, 30 gennaio, presso l’Università di Bologna, e al quale ha partecipato anche Assosementi affrontando il tema dal titolo “Ricerca e innovazione al servizio della qualità del seme”.
Ma è possibile coniugare i temi della biodiversità e della sostenibilità con quelli della ricerca varietale e dell’innovazione? «Biodiversità e ricerca varietale, ovvero innovazione, non vanno assolutamente visti in contrapposizione, anzi sono sinergici tra di loro» sostiene Alberto Lipparini, responsabile del settore orticolo di Assosementi, l’organizzazione di categoria che rappresenta a livello nazionale l’industria sementiera. «La ricerca ha bisogno, lavora sulla biodiversità, per poter costituire nuove varietà o individuare nuovi caratteri di interesse (resistenze, caratteristiche qualitative peculiari ecc..) da introdurre nelle varietà in commercio».
Sono quindi le scelte degli agricoltori, nonché quelle dei consumatori che si manifestano tramite il circuito della distribuzione, sostiene Lipparini, che esprimono una scelta commerciale che si ripercuote anche sulle varietà che vengono coltivate. «Vogliamo forse dire che la comparsa sul mercato delle nuove tipologie di pomodoro, i ciliegini o i datterini, che hanno arricchito il ventaglio di scelta del consumatore, hanno invece limitato la biodiversità?».
Anche per quanto riguarda il tema della sostenibilità non esiste contrapposizione con l’attività di ricerca e quelle di miglioramento varietale. «Le nuove varietà, migliorate per caratteristiche qualitative – afferma Marco Nardi, segretario di Assosementi – salubrità e dotazione di resistenze genetiche ai patogeni, garantiscono una ottimizzazione degli input produttivi che si concretizzano in un risparmio di tempo, denaro e risorse naturali (in particolare acqua, fertilizzanti e prodotti chimici di sintesi)».
Fonte foto: Leifoodie.it