Biologico

24 febbraio 2025

Biologico: obiettivo 25% della superficie agricola italiana

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“I dati dall’analisi sul biologico dall’Osservatorio Sana 2025 sono sicuramente positivi sia in termini di superfici bio che di operatori coinvolti, ma non dobbiamo sederci sugli allori. Il settore va sostenuto e tutelato sia nelle politiche, sia nelle risorse dedicate alla ricerca e all’innovazione per arrivare a una Sau (superficie agricola utilizzata) del 25% in tutto il Paese. Penso soprattutto ad alcune filiere nelle quali dobbiamo implementare le quote produttive, riducendone l’import”. Così oggi il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, al convegno Rivoluzione Bio, prezioso momento di incontro e dibattito sui temi più caldi per la filiera del biologico italiano.

Cia: "Si punti su sostegno ad aziende in conversione e su stimolo domanda"

“Le aziende biologiche sono più grandi e più giovani rispetto a quelle convenzionali - sottolinea Fini -la superficie media nazionale delle aziende bio (29 ettari) è quasi il doppio di quella media delle aziende agricole italiane; anche rispetto al tema del ricambio generazionale, la percentuale di aziende bio condotte da giovani è molto più alta rispetto a quella che si registra nel panorama nazionale, anche se ancora molto da fare nelle aree interne perché non c’è omogeneità su tutto il territorio”. Cia sottolinea anche la necessità di una maggiore semplificazione burocratica, come -ad esempio- per l’iter autorizzativo delle tecniche di bio-controllo.

“Tra i tanti indicatori gli positivi c’è anche il consumo fuori casa, tendenza che va dunque consolidata e incoraggiata”, conclude Fini. Per Cia bisogna, ora, trovare risposte adeguate da un rinnovato quadro di sostegno finanziario da parte dell’Ue e con la contestuale piena attuazione di quanto previsto nel Piano di Azione Nazionale sul Biologico. 

Confcooperative: "Si punti sulle filiere per avere prezzi competitivi"

“I dati presentati oggi a Bologna, che ci hanno restituito un settore biologico in crescita in valore e in volume (le vendite superano i 10 miliardi tra mercato interno ed esportazioni), hanno evidenziato anche come il consumatore quando fa la spesa è attento in primo luogo all’origine del prodotto e subito dopo al prezzo. La questione del prezzo finale diventa quindi sempre più centrale e la strada da percorrere è di investire in filiere in grado di integrare la fase della produzione con quella della trasformazione, così si evita di scaricare sul consumatore le inefficienze delle filiere produttive spesso alla base di prezzi poco competitivi”. dichiara il presidente del settore biologico di Confcooperative Fedagripesca Francesco Torriani intervenendo anch'egli alla tavola rotonda Rivoluzione Bio. Mercato italiano del bio e politiche per il settore. 

“Se facciamo infatti un salto di qualità nell’organizzazione della filiera – spiega Torriani – riusciamo da un lato a rafforzare il ruolo dei produttori assicurando loro la giusta remunerazione in un contesto dove i costi di produzione aumentano e il cambiamento climatico sta impattando negativamente sulle rese qualitative e sui volumi produttivi. D’altro lato, , si riescono ad avere prezzi maggiormente competitivi se si integrano le fasi della trasformazione, commercializzazione e distribuzione dei prodotti, come accade nelle cooperative”.

“Riteniamo quindi fondamentale – puntualizza Torriani – che si facciano concrete politiche a sostegno delle filiere. Ad oggi sono poche le regioni italiane ad aver attivato progetti di Filiera nella programmazione dello sviluppo rurale, con un utilizzo peraltro limitato di risorse. Serve un cambio di paradigma che incentivi le aziende a operare come parte di un sistema aggregato, anziché come singole realtà isolate”.

Il presidente Torriani inoltre rileva come “il futuro del biologico dipenda da innovazione e ricerca per migliorare la produttività, mantenendo al contempo la distintività del prodotto. È necessario investire in nuove varietà adatte all’agricoltura biologica, evitando di perdere credibilità. La distintività va inoltre comunicata efficacemente per contrastare la concorrenza di altri marchi legati alla sostenibilità”.


Fonte: Cia - Confcooperative 

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