18 gennaio 2021

Brassiche: dopo il lungo fermo, ripartono i consumi

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“Dopo 40 giorni di fermo, il mercato è finalmente ripartito“. Così Stefano Calevi, titolare insieme al fratello Alberto dell'azienda agricola F.lli Calevi sita alle porte di Viterbo, realtà con oltre 500 ettari in produzione in cui si coltivano, in pieno campo, cavolfiore bianco (180 ettari), cavolfiore romanesco (90), crauti (10), verza (30), cavolo broccolo (40) e cavolfiore viola e arancio (15): “Fino a qualche giorno fa le vendite erano azzerate – esordisce il produttore – Ma non è colpa dell'emergenza sanitaria e delle annesse chiusure. Basti pensare che, durante il primo lockdown, tra marzo e maggio, abbiamo venduto il doppio rispetto al consueto”.

Ad aver penalizzato la stagione è stato il meteo: fino a fine anno le temperature sono state alte, anticipando il prodotto, e rendendolo disponibile a un mercato non ancora pronto al consumo. Poi sono iniziate le piogge, qualche grandinata, e infine le gelate. L'insieme di questi fenomeni  ha creato un vuoto produttivo, che si è sbloccato solo qualche giorno fa: “Con l'inizio dell'anno abbiamo finalmente iniziato a lavorare con soddisfazione, i prezzi alla Gdo sono remunerativi“.

L'azienda agricola F.lli Calevi, oltre a lavorare con le insegne italiane, serve quelle estere, in modo particolare di Danimarca, Ungheria, Romania e Cecoslovacchia: “Ma da quattro giorni abbiamo dovuto interrompere le esportazioni – conclude – perché mancano i volumi. Preferiamo così concentrarci solo sul mercato interno”.

Broccoli d'Oro, bio: “Prezzi in linea con lo scorso anno”

Tutt'altro scenario per Broccoli d’Oro, azienda agricola di Collegno (Torino), nata nel 2016 e sita nel Parco della Dora Riparia. Qui si producono frutta e ortaggi, in particolare broccoli e cavolfiori, con metodo biologico in pieno campo. Si tratta di una realtà di nicchia, con 13 ettari in produzione: “Il gelo, il freddo e la neve dei giorni corsi non hanno aiutato sul fronte dei volumi – esordisce la titolare Chiara Lega – Mentre l'emergenza sanitaria ci ha costretti a inventare nuove modalità di vendita”. In pratica, per l'azienda in questione, i mercati rionali hanno lasciato posto all'e-commerce: “Abbiamo deciso di vendere i nostri prodotti solo da remoto, per azzerare i rischi di contagio – racconta – Riceviamo ordini sul nostro sito e quindi consegnamo la merce a domicilio. In alternativa il cliente può ritirarla in un luogo concordato”.

I prezzi sono gli stessi dello scorso anno, a mancare è il potenziale: “E' chiaro che le opportunità offerte da un mercato, dove c'è parecchio passaggio e passaparola, non sono le stesse di un sito web – conclude – La mia è un'azienda giovane, che si stava facendo conoscere. Quest'anno avremmo potuto raddoppiare il nostro business invece, causa Covid, ho molte più spese per l'acquisto di mascherine e disinfettanti, e meno possibilità di incontrare nuovi clienti”.

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