28 ottobre 2015

Brio. Prospettive favorevoli per l’ortofrutta biologica

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Ortofrutta Brio +13,8% nel 2015. Tom Fusato: “Puntare anche sul gusto e lotta ai truffatori”

Cresce il comparto del biologico, cresce il segmento dell’ortofrutta, cresce anche uno degli operatori storici e più importanti del settore come Brio. E, secondo i vertici dell’azienda, dovrà crescere anche il numero di produttori e della superficie biologica se l'aumento della domanda proseguirà nei prossimi anni a questi ritmi, altrimenti il rischio è di non avere materia prima a sufficienza e di essere, addirittura, costretti ad importarla dall’estero. È stato Tommasino Fusato, direttore commerciale di Brio, a tracciare i punti salienti del comparto biologico dell’ortofrutta, e quelli di Brio, nonché a fissare gli obiettivi per il futuro dell’azienda veronese durante il convegno organizzato a Expo domenica 25 ottobre.

Il mercato dell’ortofrutta biologica in Italia
Il fatturato al consumo annuo dell’ortofrutta biologica in Italia nella grande distribuzione (a peso imposto) è di 96 milioni di euro (dati Nielsen settembre 2015). Aggiungendo anche il peso variabile si ipotizza un valore intorno ai 135 milioni di euro, pari a circa l’1,2%-1,5% rispetto al fatturato dell’ortofrutta convenzionale. Poco, quindi, se rapportato ad altri Paesi, dove l’incidenza dell’ortofrutta biologica è decisamente superiore: dalla Germania (8%) alla Francia (5%), e poi ancora Regno Unito (6%), Svizzera e Austria (10%), Svezia (12%) e Danimarca (8%). In Italia, comunque, l’ortofrutta biologica nel 2015 è cresciuta a valore dell’8,2% rispetto al 2014. Il 40% dell’ortofrutta biologica in Italia viene venduta nella Gdo, il 35% nel canale specializzato, il 10% attraverso la vendita diretta e il restante 15% in altri canali (Dati Ismea 2015 vs 2014).

Il ruolo di Brio nell’ortofrutta biologica
Le previsioni di fatturato per il Gruppo Brio nel 2015 nell’ortofrutta si attestano intorno ai 56 milioni di euro, con un incremento del 13,8% rispetto al 2014. Il mercato italiano pesa il 52,4%, l’export il 46,6%. Il 73% dell’ortofrutta viene venduta da Brio nella Gdo, il 15% nella ristorazione (11 milioni di euro di fatturato attraverso la controllata Biologica 2006 srl che serve 646 plessi scolastici), il 10% nel canale specializzato, il 2% viene conferito all’industria. In totale la quota dell’ortofrutta bio di Brio nella Gdo in Italia è pari al 20%. Quest’anno il gruppo stima di produrre 270mila quintali con prodotti come i limoni (quasi 28mila quintali), mele (quasi 25mila quintali), pere (22mila quintali), kiwi (21mila quintali) e via via tutti gli altri.

Prospettive future
La Gdo rimane il canale più importante ora e anche nel futuro. Coop vuole raddoppiare le vendite di ortofrutta biologica nel giro dei prossimi 5 anni, ma anche le altre catene stanno seguendo una strada simile, esclusa probabilmente solo Lidl. Brio nel solo canale della Gdo nel 2015 è cresciuta del 31,4%, ma nonostante questo la percentuale di ortofrutta biologica presente nei supermercati è ancora molto bassa, quindi ci sono ampi margini di miglioramento. La ristorazione, invece, è in una fase di sostanziale stasi, dovuta principalmente a logiche di spending review: questo ha fatto sì che le pubbliche amministrazioni abbiano puntato più sul contenimento dei prezzi che sulla qualità. Aspetto, poi, non secondario, ha sottolineato sempre Fusato, il fatto che la ricerca di prodotti a Km 0 piuttosto che a marchio Igp stiano erodendo i consumi in questo canale del biologico invece che affiancarsi. Cresce, invece, il settore dei negozi specializzati, che sviluppano un fatturato di 760 milioni di euro.

Su quali prodotti ortofrutticoli Brio punterà nei prossimi 5 anni?
Pere, albicocche, ciliegie, kiwi, avocado italiano, meloni, pomodori, lattughe, peperoni e valeriana. Questi i prodotti sui quali Brio punterà nei prossimi 5 anni. Secondo Fusato le prospettive, nel complesso, per l’ortofrutta biologica sono certamente rosee, a patto però che si perseguano due obiettivi. Prima di tutto bisogna inseguire la strada del gusto: biologico sì, ma anche buono. Lotta, infine, ai truffatori del biologico che, sfruttando un mercato favorevole, sfruttano scorciatoie per raggiungere facili profitti

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