Osama Rabea, presidente della Suez Canal authority, ha annunciato un aumento dei pedaggi: da febbraio 2022 le tariffe per attraversare il Canale di Suez saranno più alte del 6% rispetto a quelle attuali. L'aumento interesserà tutte le navi, eccetto quelle che trasportano gas naturale liquefatto. Si tratta dunque di una cattiva notizia per tutti coloro che ricorrono al trasporto marittimo, già provati dall'aumento dei noli e dai porti nel caos.
L'aumento del traffico porta profitti
Nonostante l'incidente del marzo scorso, per il Canale di Suez il 2021 è stato tutt'altro che un annus horribilis: da gennaio a ottobre 2021, infatti, sono stati ricavati dai transiti 5,1 miliardi di dollari, contro i 4,5 dello stesso periodo dell’anno precedente. Un incremento che si spiega con la ripresa post lockdown: dal primo gennaio al 25 ottobre 2021 sono transitate per il Canale 16.661 navi, contro le 15.310 del 2020. Il che significa un totale di 29 milioni di tonnellate di merce, l'incremento del tonnellaggio netto rispetto all'anno precedente è pari all'8,5 per cento.
E poiché per il 2022 per il trasporto marittimo sono previsti ulteriori incrementi di traffico – il Wto (World trade organization) stima una crescita globale di quasi il 5 per cento – non si fatica a immaginare che per il Canale di Suez si prospetta un altro anno senz'altro interessante.
I noli restano alti
In questo scenario non si può nemmeno sperare che diminuiscano i noli dei container, i quali hanno subito incrementi, rispetto a un anno fa, che in alcuni casi hanno superato il 500 per cento. Perché se è vero che negli ultimi giorni di ottobre è stato rilevato un calo del 3% dei noli tra Shanghai e Rotterdam e Shanghai Genova – si sta parlando comunque si 13-14mila dollari a tratta per un 40 piedi – è altrettanto vero che non si intravedono ribassi sostanziali per il prossimo futuro.
Il servizio è scadente
Inoltre il servizio è e resterà più scadente: come ha fatto notare Spediporto, l’associazione degli spedizionieri genovesi, non solo i noli in import superano i 12mila dollari per un container da 40 piedi, contro i duemila di settembre 2020, ma si è allungato, raddoppiando, il transit time, ossia il tempo che passa da quando la merce è pronta a quando arriva a destinazione. Su alcune rotte – ha fatto notare l'associazione – per trovare posto in stiva si può aspettare anche un mese, contro i quattro-cinque giorni ordinari. E non è finita: perché, mancando gli autisti, il rischio è di arrivare a destinazione e non poter consegnare. Insomma, si sta pagando di più per un servizio meno efficiente. E i presupposti perché i disagi possano proseguire anche nel 2022 ci sono tutti.