16 luglio 2021

Caporalato, firmato il protocollo per la prevenzione e il contrasto. Basterà?

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Un passo avanti nella lotta al caporalato è stato compiuto l'altro ieri (mercoledì 14 luglio 2021) con la sottoscrizione del protocollo per la prevenzione e il contrasto dello sfruttamento lavorativo in agricoltura e del caporalato. Nel mirino le vessazioni che molti braccianti agricoli, perlopiù immigrati, ma non soltanto, devono subire ogni giorno: lavoro nero, contratti nebulosi e fittizi, paghe da fame, turni sfiancanti. E anche i controlli delle forze dell’ordine atti a mantenere una parvenza di legalità, come raccontato da myfruit.it qualche settimana fa. L'accordo, in sintesi, prevede l'istituzione di una consulta composta dai rappresentanti dei tre ministeri e degli attori firmatari.

A firmare l'accordo i ministri Luciana Lamorgese (Interni), Andrea Orlando (Lavoro e delle politiche sociali) e Stefano Patuanelli (Politiche agricole), oltre a Enzo Bianco (presidente di Anci, Associazione nazionale comuni italiani), Ettore Prandini (Osservatorio agromafie), Giovanni Mininni (Osservatorio Placido Rizzotto), Onofrio Rota (Fondazione Fai Cisl studi e ricerche) e Giorgio Carra (fondazione argentina Bonetti Altobelli).

Lamorgese, caporalato sotto attacco in Puglia e Calabria

Per la ministra Lamorgese si tratta di un ulteriore tassello nel mosaico delle attività di contrasto al caporalato, che rafforza l'armamentario istituzionale a difesa della legalità. “Con i fondi legalità e Fami (Fondo asilo migrazione e integrazione) – ha ricordato Lamorgese – è stato già portato a conclusione un accordo in Puglia, a Borgo Mezzanone (Foggia), dove sarà realizzata una foresteria regionale con moduli abitativi che potranno ospitare fino a 1.300 migranti e un centro per l’impiego, finalizzati a contrastare il fenomeno del caporalato attraverso la facilitazione, in una cornice di legalità, dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Analogo protocollo verrà firmato in Calabria, nella piana di Gioia Tauro”.

Orlando: “Premiare le aziende che lavorano nella legalità”

“Lavoreremo per consolidare e rafforzare la misura dei contratti di filiera anche mediante il ricorso alle risorse rese disponibili dalla programmazione complementare al Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) – ha spiegato il ministro Orlando – Non vi è alcun dubbio che bisogna agire per introdurre, accanto a meccanismi repressivi, anche delle misure premiali a favore delle aziende che aderiscono alla rete del lavoro agricolo di qualità“.

Patuanelli: “Mantenere il tema al centro del dibattito”

Per il ministro Patuanelli le istituzioni devono mantenere il tema al centro del dibattito: “Ci sono due questioni distinte sul caporalato – ha riferito – Quella patologica, che compete al ministero dell'interno e alle forze dell'ordine, e quella strutturale. Su quest'ultima bisogna incidere con le normative. Vedere e valutare quali sono le esigenze dei territori. Abbiamo con forza chiesto di ampliare la misura per i contratti di filiera che sono fondamentali“.

Patuanelli aveva ben accolto (lo scorso 6 luglio) anche l'accordo sulla riforma della Pac (Politica agricola comunitaria): “Un traguardo storico sul tema dei diritti dei lavoratori nel settore agricolo – aveva commentato – Accanto alla sostenibilità economica ed ambientale, si inserisce, finalmente, anche il tema della condizionalità sociale. La riforma sancisce in modo chiaro che solo le aziende che rispettano le norme sul lavoro hanno diritto di ricevere i finanziamenti europei”.

Appoggio convinto dai Comuni

Un ruolo di primo piano è attribuito ai prefetti che potranno concorrere, anche attraverso i consigli territoriali per l'immigrazione, all'individuazione e alla realizzazione delle azioni e degli interventi di prevenzione e contrasto più adeguati in sede locale.

“Appoggio convinto da parte di Anci – ha dichiarato il presidente Bianco – Il protocollo sottoscritto oggi arricchisce il sistema di cooperazione interistituzionale attraverso il diretto coinvolgimento di prefetture e Comuni per assicurare l'attuazione delle misure previste dal protocollo. Un'azione che tra pochi giorni potrà avvalersi anche dei primi dati sulla mappatura reale della situazione del fenomeno nel nostro Paese”.

Coldiretti: “Stop alle importazioni low cost”

“Occorre spezzare la catena dello sfruttamento – ha puntualizzato Ettore Prandini, presidente di Coldiretti – La quale si alimenta pure dalle pratiche sleali commerciali e dalle distorsioni lungo la filiera, dalla distribuzione all'industria fino alle campagne dove i prodotti agricoli pagati sottocosto spingono le imprese oneste a chiudere e a lasciare spazio all'illegalità e alle importazioni low cost dall'estero, dal pomodoro cinese al riso asiatico, dall'ortofrutta sudamericana fino alle nocciole turche. Un cambiamento importante è stato ottenuto nell'ambito della riforma della Politica agricola europea con l'avvio del dibattito sulle restrizioni alle importazioni extracomunitarie di prodotti che non garantiscono gli standard europei”.

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