02 luglio 2014

Caprotti vs figli. Vittoria definitiva per il patron di Esselunga?

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Pensare che la vicenda che vede contrapposti da una parte Bernardo Caprotti, storico fondatore di Esselunga, e dall’altra i figli – nati dalle sue prime nozze – Violetta e Giuseppe, circa la proprietà delle azioni dell’azienda, possa finire qui è probabilmente un’illusione, vista la posta in palio. Certamente ora però l’imprenditore brianzolo, a capo di uno degli imperi della grande distribuzione made in Italy più longevi e famosi, parrebbe aver messo a segno un punto importante, forse quello decisivo, all’interno di questa vera e propria telenovela familiare del mondo imprenditoriale nostrano, così seguita da meritare costantemente l’attenzione dei più importanti quotidiani d’Italia.

La Corte d’Appello di Milano ha, infatti, confermato con una sentenza di 45 pagine le conclusioni del lodo arbitrale favorevole alla proprietà delle azioni del gruppo da parte di Bernardo Caprotti e che erano stato impugnato dai figli Violetta e Giuseppe. Fondamentale è stato il contenuto di una scrittura privata, che risale al 1996, tra Caprotti e i figli: qui era scritto che le azioni erano state intestate ai figli in via meramente fiduciaria, con il diritto da parte del padre di riprenderne possesso, di fatto, quando voleva, anche con una semplice comunicazione alla società fiduciaria.

Quella che quindi era stata pensata come la via più lineare per preparare il successivo passaggio dal padre ai figli dell’impero firmato Esselunga, si è rivelato, invece, l’arma per estrometterli dalla gestione dell’azienda. Nel 2011 Caprotti riprese, infatti, possesso delle azioni di Supermarkets Italiani – la Spa che controlla Esselunga – e, secondo quanto si legge nella sentenza depositata dalla Corte d’Appello, poteva legittimamente farlo. «Giuseppe e Violetta hanno attribuito al padre la più ampia e discrezionale facoltà, esercitabile in qualsiasi momento e anche senza preavviso, di intestare a sé medesimo o di cedere a terzi le azioni». Quindi, in conclusione, i figli non potevano considerare quelle azioni come oramai di loro proprietà e «non possono ora sostenere di essere stati inopinatamente spossessati».

Fine della saga “Padre contro figli”? Bisognerà ora attendere le mosse dei figli. Da tempo il mondo finanziario ha commentato quella decisione del 2011 come un presagio di una possibile futura vendita a qualche gruppo straniero e tra i nomi che circolano ci sono quasi sempre quelli dell’americana Walmart e della spagnola Mercadona. Il commento che Caprotti avrebbe rilasciato in merito alla recente uscita di scena di Turiddo Campanini dalla guida del concorrente Unicoop Firenze (in realtà rimarrà comunque presidente onorario), secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, lascierebbe in effetti pensare che manchi poco a questo storico momento. «Dovrei lasciare anche io, vedremo».

Fonti news: Corriere della Sera | Sole24Ore

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