In tempo di pandemia i romani hanno indirizzato la loro scelta sui prodotti freschi e soprattutto su quelli apportatori di vitamine e di tutte quelle sostanze che possono contribuire ad innalzare le difese immunitarie. Nel 2020 il Covid ha cambiato anche il mondo di fare la spesa dei romani che puntano su prodotti freschi, chilometro zero e soprattutto ricchi di sostanze rafforzanti.
Ecco i primi dati elaborati dall'Osservatorio sui consumi di Car, che sarà presentato con il suo primo rapporto nel 2021. Il nuovo mezzo del Centro agroalimentare Roma è stato creato con l'obiettivo di individuare, analizzare e studiare le tendenze di acquisto e di consumo dei prodotti agroalimentari dei cittadini romani.
Frutta
L'arancio mantiene il primato degli agrumi più richiesti, il tarocco è sicuramente la varietà più conosciuta ed acquistata, rispetto alle arance bionde, così come al Moro, Sanguinello. Fonte di vitamina C ha visto un boom di consumi casalinghi nel primo quadrimestre del 2020, in concomitanza della fase iniziale della pandemia.
Seguono poi le clementine, preferite di gran lunga al mandarino, che a causa della presenza di semi viene acquistato sempre meno negli anni dai romani, nonostante abbia caratteristiche organolettiche eccellenti. Per capire meglio all'ingrosso si acquistano 10 casse di clementine e per conto una sola di mandarino. Questo però vale fino a quando il clementino nazionale scarseggia ed il mandarino viene preferito alle clementine estere.
A questi prodotti si aggiunge anche un'altra eccellenza italiana i kiwi ricchi di vitamina C, potassio e ferro.
Tra la mela e la pere, la mela mantiene il primato dei consumi, in particolar modo le varietà più apprezzate sono la Golden delicious e la Fuji. La sua shelf-life fa si che si possa acquistare qualche frutto in più senza avere problemi di qualità. Negli ultimi anni, la tendenza è anche quella di acquistare varietà diverse, come la Annurca campana, grazie alla forte influenza dei media sulla campagna dell'Igp.
Ma c'è stato anche chi non ha potuto fare a meno dei prodotti esotici, dalle banane, al mango e soprattutto dell' avocado (questo frutto ha sostituito o modificato la gamma di prodotti nelle frutterie), o comunque di tendenza, come ad esempio il kaki Parsimon, consumi di gran lunga aumentati negli anni soprattutto rispetto al morbido ed al vaniglia.
La scelta comunque parte dal presupposto che anche con una corretta dieta si può contrastare l'avanzata del virus.
Ortaggi
Anche in tempo di pandemia i romani non hanno abbandonato la tradizione puntando sulle eccellenze del territorio e sul chilometro zero.
I carciofi, quest'anno ottima la qualità e le vendite, minori i quantitativi prodotti che in un certo senso hanno compensato il vuoto della ristorazione. Violetto, Thema e Romanesco sono le varietà più richieste sia dalla ristorazione che dal consumatore al dettaglio.
Poi il broccolo romanesco, nazionali, francesi, tedeschi, spagnoli, viene consumato quasi esclusivamente nella Capitale, mentre il cavolfiore è il cavolo più conosciuto e consumato in tutto il mondo.
Immancabili le puntarelle note anche come” cicoria cimata di Gaeta”, ciò che viene consumato secondo la tradizione è lo scapo fiorale. Dall'autunno alla primavera inoltrata.
In ultimo, ma non per importanza, le cicorie, a mazzi o di campo. Al Car si stima l'arrivo giornaliero di circa 4mila/5mila colli al giorno. Il consumo di questo prodotto nel 2020 non ha perso quote di mercato, in quanto il consumo della ristorazione è stato assorbito da quello casalingo.
Il cambio di abitudini dei romani dovuto alla pandemia
“Certamente la pandemia da Covid – dichiara Fabio Massimo Pallottini, direttore generale di Car – ha cambiato molte delle nostre abitudini ma non a tavola. I romani sono rimasti fedeli alla tradizione, hanno privilegiato l'acquisto di prodotto nazionale e specialmente di quello fresco e freschissimo. Con il lockdown e la chiusura dei ristoranti i romani hanno riscoperto il gusto di cucinare anche se per quanto riguarda alcuni prodotti orticoli è prevalso l'acquisto del semilavorato. Una caratteristica tutta “romano tipica” è quella di andare al ristorante per il gusto del convivio, in famiglia e con gli amici. Non tanto quindi alla ricerca del piatto sofisticato quanto magari di quello che a casa si cucina di meno, come la frittura di pesce, il carciofo alla giudia o la cicoria di campo. Prodotti che Car, non avendo mai chiuso neppure un solo giorno, ha reso reperibili ed accessibili in questo lungo periodo di pandemia con elevati standard di qualità e a prezzi contenuti”.
“Il Covid – continua – ha infatti reso più attenti i romani nell'acquisto delle materie prime, prediligendo prodotti con proprietà organolettiche specifiche e l'obiettivo di rafforzare le proprie difese immunitarie. Un esempio l'esplosione del mercato degli agrumi di tutte le tipologie o del pesce azzurro fresco. Il cibo nella nostra città è un vero e proprio culto sostenuto da una tradizione culinaria millenaria, conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo. Si pensi al solo carciofo di cui il Lazio è uno dei maggiori produttori nazionali, un alimento che è una bandiera delle cucina romana che ha saputo unire culture e religioni ma anche al broccolo romanesco (al Car vengono commercializzati ogni anno 20 milioni di carciofi e oltre 60 mila quintali di broccolo romanesco solo di produttori interni)”.
“La cucina a casa – conclude – per il momento ha sostituito quasi totalmente quella del ristorante ma io mi auguro che quanto prima si possa di nuovo assaporare la buona cucina romana seduti in uno dei tanti ristoranti della nostra città e del litorale. Ritengo che con tutte le cautele dovute i ristoranti debbano tornare ad aprire contribuendo così a fare di Roma una delle città più belle ed amate non solo sotto il profilo artistico ma anche per le sue uniche tipicità gastronomiche”.