02 aprile 2022

Carmela Suriano: “Vi spiego perché la fragola è il frutto della resilienza”

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A 25 anni Carmela Suriano era già impegnata nell’azienda agricola di famiglia e presidente dei Giovani agricoltori della Cia Agricoltori italiani, oggi è direttore Emea (Europe, Middle East, Africa) di Nova Siri Genetics e presidente della Op Terre della Luce di Policoro, in Basilicata. In mezzo, dal 1989 al 2019 è stata direttore generale di Planitalia, società del gruppo Planasa. Una vita dedicata a fragole e piccoli frutti, anni di preziosa esperienza ora messa a disposizione di Nova Siri Genetics (NSG), la società fondata nel 2005 dal tecnico spagnolo Jose Miguel Arias e dal genetista lucano Nicola Tufaro e specializzata nell'attività di ricerca, sperimentazione e moltiplicazione di nuove varietà di fragola.

“Nel 2018 sono entrati mio fratello Rocco e mio marito, Pasquale Casalnuovo, dando un deciso slancio alle attività, un paio d’anni dopo sono arrivata io – inizia Carmela Suriano – Per me una sfida importante, accettata con piacere perché credo che la mia esperienza in questo settore possa consolidare la presenza delle varietà di NSG nell'area mediterrranea e favorire l’introduzione delle nostre varietà a basso fabbisogno in freddo in Sudamerica, Sudafrica e Australia. Paesi dove le condizioni pedoclimatiche sono ideali per le nostre varietà”.

Una azienda basata – anche – su passioni comuni. “Le società soprattutto in agricoltura devono avere una anima, i fondi di investimento spesso tolgono l’anima alle aziende. Il passaggio da una organizzazione orizzontale a una verticale, il turn over di tecnici e breeder non fanno conseguire risultati migliori. Parliamo di un modello che forse in agricoltura funziona meno. Per passare dalla realizzazione di un incrocio alla brevettazione e valutazione agronomica e di mercato servono almeno 5-6 anni. I tempi della finanza sono completamente differenti. Diciamo che se l’agroalimentare è difficile, il vivaismo lo è ancora di più”.

Il nuovo Centro, una tappa fondamentale

“L’inaugurazione del Centro di Policoro, giovedì scorso, non è un punto di arrivo ma una nuova tappa, fondamentale per espandere a livello internazionale le nostre varietà – continua Suriano – Finalmente concentriamo tutte le fasi, dalla ricerca alla sperimentazione, fino al confronto varietale e alla moltiplicazione. Il polo dispone di una serra altamente tecnologica di accrescimento e di un laboratorio per gli incroci. E nel campo sperimentale sono già 3.300 le selezioni in valutazione”.
Chiude il cerchio, Carmela Suriano, e anche la filiera: dalla sperimentazione Nova Siri Genetics arriva al mercato, non quello territoriale, ma internazionale con nuove varietà brevettate o in via di brevettazione in Europa e nel mondo.

Le buone basi

La premessa è d’obbligo. In pochi anni l’azienda è riuscita a porsi come player di respiro internazionale in grado di fornire risposte puntuali al mondo della ricerca in merito alle nuove varietà di fragola.
Prima tra tutte Melissa. E poi Marisol. Ma sono sue anche NSG 120 (marchio commerciale Rossetta), NSG 207 (Gioelita) e NSG 203 (Marimbella). Tutte precoci, adatte ai climi miti, caratterizzate da rusticità, precocità e qualità organolettica. Fragole che stanno riscuotendo un ottimo riscontro da parte della produzione e del consumatore.

Il valore dell’agricoltura

“Soprattutto questa guerra ci fa riflettere sul valore dell’agricoltura. Il settore primario è importantissimo, e dovremmo aiutare i giovani a entrare. In Europa abbiamo spesso sbagliato, e molto, mortificando le nostre potenzialità – osserva la manager di Nova Siri Genetics – Oggi ci rendiamo conto di quanto sia decisivo produrre nel nostro Paese e avere a disposizione risorse agricole. Ben venga, quindi, l’attenzione particolare dei giovani per il nostro settore. Abbiamo bisogno di agronomi e di figure professionali che restino in agricoltura. Io sono ottimista, nonostante le difficoltà del momento credo che l’agricoltura possa aiutare la crescita e la rinascita del nostro Paese”.

“Stiamo vivendo un momento di crisi – continua – ma quando c'è crisi c'è cambiamento. E per cambiare in agricoltura l’innovazione è fondamentale. Ecco perché il nuovo centro è strategico, perché la ricerca dà risposte ai produttori e ai mercati. Pandemia e guerra ci hanno fatto cambiare prospettiva, sembra siano passati 20 anni, non due. E sono cambiate le esigenze dei mercati e dei produttori. Siamo stati catapultati in mondo nuovo, che ha bisogno di grano e di cereali. Questo ci deve fare riflettere molto”.

Intanto, le cultivar di fragola devono essere prodotte con sempre meno ricorso alla chimica, sostenibili, e la ricerca deve dare risposte. “Per piccoli frutti e fragole noi abbiamo sistemi di irrigazione che consentono notevole risparmio idrico, con sistemi specializzati che danno il giusto quantitativo di acqua, ma anche una drastica riduzione dei prodotti fitosanitari e ci conducono verso il residuo zero. Una tecnica che trovo molto interessante e intelligente, oltre che sostenibile. Il mercato, poi, vuole prodotti nuovi – aggiunge Suriano – Insomma, il comparto crescerà ancora in Italia. Forse i mercati del nord Europa sono maturi, ma noi abbiamo ancora margini di crescita”.

Fragole e Gdo

Anni di ricerca e poi si arriva sugli scaffali dei negozi. “La corsa al prezzo più basso per la fragola mi intristisce molto, non può essere questo a determinarne l’acquisto – dice Carmela Suriano – Non dovrebbe esserci questa forbice così ampia tra prezzo al produttore e prezzo al consumo. Bisognerebbe ripensare la politica del prezzo che deve mantenersi giusto e corrispondente alla qualità offerta. Penso che acquistare un chilo di fragole a 2,50 euro e non essere soddisfatti del gusto significhi non avere fatto un buon acquisto. Le persone, poi, guardano sempre più agli aspetti salutistici. E, anche durante i due anni di pandemia, fragole e piccoli frutti hanno mantenuto vendite soddisfacenti, per questo definisco la fragola il frutto della resilienza”.

Il frutto preferito

Non solo per lavoro. “Mangio moltissime fragole, sono il mio frutto preferito, insieme a more e lamponi. Ma anche tante arance che trovo dalla Sicilia e dalla Calabria. E’ proprio vero, ogni regione dà qualcosa di suo alla frutta. Forse è un fattore psicologico, ma – conclude Carmela Suriano – insieme al sapore, io sento e riconosco tutte le caratteristiche di quelle zone”.

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