08 marzo 2022

Caro energia: lo stop delle cartiere, l’autotrasporto verso il fermo

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Per l'autotrasporto il tempo è scaduto. E, a quanto pare, senza che sia necessario indire uno sciopero nazionale, le imprese si fermeranno spontaneamente: “Oggi il gasolio ha superato i due euro al litro e molti servizi di trasporto sono diventati economicamente insostenibili – si legge in una nota di Fiap, Federazione italiana autotrasportatori – Non serve la proclamazione di un fermo. Le aziende, con coscienza, si fermeranno lo stesso”. 

Si sono invece già fermati sei stabilimenti di Pro-Gest, gruppo cartario italiano che produce, anche, packaging alimentare, a causa dell'aumento dei prezzi del gas e dei trasporti: “È un momento di straordinaria e drammatica criticità”, ha dichiarato l'Ad Francesco Zago.

Fiap: “La politica è troppo lenta”

“In maniera responsabile – prosegue Fiap – insieme al coordinamento Unatrans, abbiamo cercato di evitare scontri o manifestazioni non controllate per lavorare serenamente con il Governo e individuare soluzioni reali e concrete rispetto al caro energia e altri aspetti critici. Ma la politica si sta rivelando troppo lenta nelle scelte, e qualsiasi nuova norma o emendamento non mirato a una soluzione rispetto alla situazione reale, avrebbe scarsi effetti nell’immediato. Eravamo ben coscienti che gli 80 milioni stanziati come aiuto nel Dl Energia non avrebbero risolto il problema di cassa. Ogni impresa in maniera responsabile, prima di intraprendere un servizio di trasporto, deve fare bene i propri conti. E se le condizioni economiche non ci sono, valuti seriamente di fermare i propri veicoli prima di mettere a repentaglio il proprio patrimonio aziendale o, peggio, produca dei debiti difficilmente recuperabili”.

“L’emergenza non è finita – puntualizza – Il Governo intervenga con un temporaneo controllo amministrato del prezzo del gasolio per garantire la circolazione delle merci e soprattutto la distribuzione di medicinali e beni di primaria necessità”.

Confetra Liguria: “E' emergenza nazionale”

D'accordo anche Confetra Liguria: “Il tempo è scaduto, per l’autotrasporto italiano è ormai emergenza nazionale – ha argomentato il presidente Alessandro Laghezza – L’aggravarsi del conflitto in Ucraina e i conseguenti e ulteriori aumenti del prezzo del carburante rendono il fermo indifferibile”.

Secondo il presidente di Confetra Liguria, una possibile soluzione potrebbe consistere nell’introduzione del fuel surcharge, un meccanismo analogo a quello che si applica nel trasporto marittimo e che consente l’adeguamento automatico delle tariffe di trasporto ai prezzi del gasolio. E per Laghezza, con la stessa metodologia di intervento, deve essere introdotto al più presto anche il congestion surcharge (anche questo una misura mutuabile dal settore marittimo), che consentirebbe al mondo dell’autotrasporto di far fronte alle situazioni di aggravio dei costi causate da tutte le condizioni di disagio, frutto ad esempio degli ingorghi autostradali o dalle code ai varchi portuali, che affliggono da tempo il settore soprattutto in Liguria.

“Non serve nascondere la testa sotto la sabbia – conclude – Il rischio di una paralisi del sistema più volte paventato è oggi reale”.

Lo stop delle cartiere

Il costo del metano alle stelle ha costretto Pro-Gest a interrompere temporaneamente la produzione di tutte le macchine continue di carte per ondulatore e tissue: sono fermi gli stabilimenti di Camposampiero (Padova), Villa Lagarina (Trento), Mesola (Ferrara), Tolentino (Macerata), Mantova e Capannari (Lucca). Per il momento nessuna sospensione riguarderà invece gli impianti del Gruppo destinati alla produzione degli imballaggi.

Secondo quanto dichiarato dall'azienda, accanto ai rincari energetici, hanno pesato nella difficile scelta i prezzi delle materie prime, ancora in crescita, e l’aumento del costo dei trasporti. “La carta, venduta a circa 680 euro a tonnellata, richiede oggi circa 750 euro di soli costi energetici – ha spiegato Francesco Zago – Il prezzo del gas naturale oggi è di oltre dieci volte superiore rispetto a dodici mesi fa ed è triplicato in poco più di una settimana. Ci auguriamo sinceramente di poter riprendere la produzione non appena le condizioni lo consentiranno”.

Non ci sono, però, stime circa le tempistiche della ripartenza: per ora i dipendenti sono in ferie, ma non si esclude la cassa integrazione.

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