13 ottobre 2022

Caro materie prime, in Europa pesa più che altrove

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A Commodity Agricole, evento annuale organizzato da Unione Italiana Food e Areté, The agri-food intelligence company, si è fatto il punto sulle dinamiche di mercato. E, per i mercati agroindustriali, il 2022 è l’anno della tempesta perfetta, dopo un 2021 già caratterizzato da importanti fenomeni di volatilità.

“L’anno scorso la parola d’ordine era spillover/contagio – commenta in apertura Mauro Bruni, presidente di Areté – per la capacità dei mercati di influenzarsi vicendevolmente al rialzo, ma quest’anno la parola che più si sente è differenziazione, per commodity, per gruppi di commodity e, in taluni casi, per aree geografiche”.

“Non c’è tregua quindi per chi opera sui mercati agrifood e – precisa Bruni – i mercati faranno fatica anche nel 2023 a ricostituire livelli adeguati di scorte, condizione che aiuterebbe a contenere la volatilità di prezzo”.

Frutta secca sotto osservazione

Il trend generalizzato di prezzi bassi per la frutta secca (nocciole, mandorle, pistacchi, uva passa, anacardi, arachidi) è stato frutto di un mix di fattori endogeni, come le generali scorte elevate che hanno contenuto gli effetti delle minori produzioni dovute a fattori climatici, e di fattori esogeni, come la fortissima svalutazione della Lira Turca che ha causato un trend di ribasso per molte referenze.

Per la frutta secca vale il tema della diversificazione fra materie prime, mercati ed aree geografiche. E’ il caso della nocciola italiana o dei pistacchi iraniani che, risentendo in misura maggiore dei deludenti raccolti, hanno raggiunto massimi storici di prezzo.

Le dinamiche degli altri settori

Per i cerali (mais, frumento tenero, frumento duro, riso) continua l’erosione delle scorte esacerbata da emergenze climatiche (gravi siccità, alternate a piovosità eccessiva), conflitto Russia-Ucraina, esplosione dei costi produttivi e svalutazione dell’euro. Il concretizzarsi di una recessione potrebbe innescare una contrazione dei prezzi, ma prezzi che rimarrebbero comunque ostaggio della volatilità per gli scarsi livelli delle scorte. Non è migliore la situazione dei semi e oli vegetali (palma, soia, girasole, oliva, colza, cocco): le emergenze climatiche, per lo più legate a gravi episodi di siccità hanno causato significative riduzioni delle produzioni. Lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina che ha causato una scarsità immediata sul mercato dell’olio di girasole ha esteso le tensioni di prezzo a tutto il comparto per effetto sostituzione. Gli aumenti hanno superato anche il +300% per alcuni oli vegetali, in primis palma e girasole, sostenuti anche dalla scarsità di manodopera in importanti Paesi produttori, legata alle restrizioni anti-covid. Aumenti solo in parte cancellati dal -60% degli ultimi mesi, in un contesto di continuo nervosismo dei prezzi, pronti a ripartire alle prime difficoltà di approvvigionamento.

Complice il forte legame con i mercati energetici, queste materie prime potrebbero vedere cali repentini in concomitanza con una recessione economica. Ma anche in questo caso sarebbe necessario fare gli opportuni distinguo all’interno del comparto, a cominciare dall’olio di oliva che, proprio nei mesi di calo generalizzato del comparto oli vegetali, ha fatto segnare aumenti di prezzo superiori al 20 per cento.

Per zucchero, caffè, cacao le dinamiche di mercato disomogenee: gli stock bassi su zucchero e caffè supportano le quotazioni; sul cacao, invece, stock elevati hanno fatto da cuscinetto ai prezzi.

Fonte: Areté

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