Una sentenza che interessa molto i produttori di uva senza semi. Diffusa la notizia, questa è stata speditamente recapitata ai giornali.
Parliamo della sentenza della Cassazione che ha riconosciuto a un produttore pugliese – aveva vinto in primo grado e perso in secondo – il diritto di commercializzare liberamente una varietà di uva senza semi ottenuta e tutelata da un brevetto estero.
Si pagano le royalty e non solo
All’emittente locale norbaonline.it Giovanni Francesco Stea, assessore regionale e produttore di uva da tavola, ha ricostruito il quadro della situazione: “Nella nostra regione circa il 40% della produzione di uve apirene è in mano a cinque multinazionali che incassano le royalty e chiedono di vendere l’uva solo a determinate insegne di distribuzione“.
Questa la versione del politico e agricoltore che ha condotto la battaglia nei tribunali. In pratica si è liberalizzata la commercializzazione del prodotto che come ha sottolineato Stea rispetta così il diritto comunitario.
L’assessore ha concluso l’intervista con queste parole: “I frutti che noi produciamo con passione e con amore si potranno commercializzare liberamente, senza contratti capestro che, fino a oggi, hanno reso gli agricoltori solo dei mezzadri a vita”.