27 ottobre 2017

Castagne, annata di qualità nell’appennino modenese

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Dopo gli “anni bui” del cinipide, anche sulle colline modenesi torna un raccolto soddisfacente per quanto riguarda le castagne. A tracciare un bilancio, naturalmente ancora provvisorio, è la sezione di Confagricoltura Bologna, con il presidente Guglielmo Garagnani che spiega: “Siamo ancora in piena raccolta, circa al 70 per cento, ma è già possibile fare un primo bilancio. L’annata è di eccezionale qualità, i marroni non sono grandi, ma con un alto tasso zuccherino, dolci e saporiti. Nello scorso fine settimana la sagra di Zocca (MO) ha visto una grande affluenza e sono stai venduti oltre 30 quintali di marroni di Zocca con certificato della Camera di Commercio tra cotti e non, segno che il prodotto piace e attrae. La filiera della castagna – prosegue Garagnani – necessita di investimenti importanti anche nelle aree boschive, che contribuiscono al presidio e alla tutela del territorio, senza dimenticare l’export: castagne, marroni, ma anche la farina che ne deriva sono molto apprezzati all’estero”.

Eugenia Bergamaschi, presidente di Confagricoltura Modena, aggiunge: “La castagna è una produzione agricola troppo spesso sottovalutata, un’eccellenza del nostro territorio che fa reddito in un’area poco valorizzata come l’Appennino. In queste domeniche di ottobre Zocca ospita la Sagra della castagna e questa, come le altre rassegne che si sono susseguite in questi mesi, sono importanti per attirare persone e rilanciare il turismo, che insieme all’agricoltura è il valore aggiunto della nostra montagna”.

Cristiano Fini, presidente della Cia di Modena, conclude: “L’andamento, causa la siccità, ne ha ridotto i volumi di raccolta, ma la produzione delle castagne dal punto di vista qualitativo è buona, con prezzi interessanti. Occorre sostenere la castanicoltura, perché nei territori montani rappresenta tutt’oggi una fonte di reddito. Inoltre la cura dei castagneti contribuisce a prevenire il dissesto idrogeologico, al contrario l’abbandono del patrimonio boschivo impoverisce un territorio e lo rende più vulnerabile”.

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