“Castagne e marroni: una ricchezza per il territorio marchigiano” è il titolo del convegno, organizzato dall’Università Politecnica delle Marche, in programma sabato 26 novembre a partire dalle 15,30, nel Palazzo dei Capitani di Ascoli Piceno.
Diversi i temi e le problematiche che saranno affrontati durante i lavori. Ambra Micheletti dell’Agenzia Marche Agricoltura e Pesca aprirà infatti il congresso con “Le accessioni castanicole iscritte al repertorio regionale delle Marche”. Seguiranno Tiziana Bacchetti e Gianna Ferretti di Disva – Università Politecnica delle Marche con “Caratteristiche nutrizionali delle castagne e marroni delle Marche”, per proseguire con Luca Dondini e Sara Alessandri di Dista – Università degli Studi di Bologna con “Diversità genetica dei castagni marchigiani”. Alle 17 è previsto l’intervento di Sergio Murolo dell’Università Politecnica delle Marche con “Il marciume della castagna: una problematica attuale per le produzioni”, seguito da Ivo Poli, presidente dell’associazione nazionale Città del Castagno, che relazionerà su: “Promozione e valorizzazione dei territori castanicoli e dei prodotti derivati”.
Alle 18,30, aprirà una mostra pomologica delle principali varietà di castagne e marroni diffuse in Italia, all’interno della quale saranno portate all’attenzione dei visitatori circa 100 cultivar differenti.
“La castanicoltura – spiega Ivo Poli – è in linea generale meno diffusa sul lato dell’Adriatico rispetto a quello del Tirreno. Tuttavia nelle Marche, e in particolare nella zona dell’ascolano, questa coltura è in crescita. Del resto, il marrone marchigiano (ancora non coperto da alcuna tutela Dop o Igp, ndr) si sta difendendo bene anche sul mercato, anche perché buona parte del prodotto viene assorbito dalle sagre organizzate a livello locale”.
In altre realtà, le cose non stanno andando allo stesso modo. “Quest’anno – ha proseguito Poli – le quotazioni di castagne e marroni sono un vero problema. A Segni ad esempio, in provincia di Roma, dove si producono circa ventimila quintali di marroni, sono stati addirittura proposti ai castanicoltori 20 centesimi il chilo, per cui si sta trinciando il terreno senza raccogliere. La speculazione continua anche altrove, con altre proposte indecenti in diverse parti della Penisola, da 40 a 80 centesimi il chilo. Oltre all’abbondante produzione di quest’anno – conclude Poli – una delle cause di questo abbassamento dei prezzi è dovuto ai contratti con l’estero fatti un anno per l’altro dai grandi commercianti. Questa situazione, infatti, genera poi fenomeni di speculazione sul prodotto locale”.