Anche l’Appennino bolognese non fa eccezione rispetto alla gran parte d’Italia e, con il 2023, va in archivio un’annata di produzione scarsa, mitigata però da un mercato che ha regalato qualche soddisfazione in termini di listini.
A fare il punto della situazione per myfruit.it è Marco Carboni, membro del Consiglio di amministrazione del Consorzio Castanicoltori Appenino Bolognese, che spiega: “In generale abbiamo registrato un raccolto piuttosto contenuto, attorno al 50% rispetto a una produzione normale”.
Illustrando i motivi, Carboni continua: “A incidere in questa situazione sono state due fasi di stress che hanno subito le piante. La prima si è manifestata in primavera, con il freddo e le precipitazioni di maggio che non ha certo favorito l’allegagione. Poi, in settembre, abbiamo avuto siccità e caldo quasi paragonabili a quelli dello scorso anno”.
I prezzi, però, sono stati soddisfacenti. Conferma Carboni: “Da diversi anni non si vedevano listini così alti. La primissima qualità è arrivata anche a 10 euro il chilo all’ingrosso, mentre l’anno scorso la medesima categoria si attestava a circa la metà”.
Facendo poi un bilancio di come è andata la stagione castanicola per la sua azienda agricola, Carboni aggiunge: “Tutto sommato la giudico più che sufficiente. Importante è stato fare manutenzione al castagneto, dalla potatura ad altre operazioni colturali. Chi vuole fare castanicoltura in modo professionale, deve infatti trattare il castagno come qualsiasi altro albero da frutto, non come una pianta spontanea quale poteva essere percepita ad esempio dai nostri nonni”.
La grande maggioranza della propria produzione, Marco Carboni la destina al mercato del fresco, in gran parte al dettaglio, meno all’ingrosso. “Se dovessimo fare riferimento solo all’ingrosso – conclude – ci vorrebbero sistemi di produzione moderni, impianti comodi e specifiche macchine per la raccolta. Noi invece, anche per la zona in cui ci troviamo, facciamo castanicoltura tradizionale”.