Se nella fascia centro settentrionale della Penisola quest’anno si attende un buon raccolto di castagne, in controtendenza rispetto ai numeri degli ultimi anni, nel Sud Italia il cinipide galligeno, principale responsabile di questo calo di produzione, fa ancora paura. A denunciare la situazione è la Cia di Melfi (PZ), che in una nota spiega: “La realtà frena gli entusiasmi perché il cinipide la fa da padrone. Come già segnalato negli anni precedenti, il cinipide ci accompagnerà per diversi anni: si stima che la produzione delle castagne di quest'anno farà registrare un calo di oltre l’80%. Tale risultato negativo è appesantito dai costi di lavorazione e d’investimento che i produttori hanno dovuto comunque sostenere. I dati Istat confermano che le importazioni italiane di castagne e marroni hanno superato quota 38 mila tonnellate, con una spesa di circa 93 milioni di euro. Si tratta di livelli mai raggiunti in passato. Il prodotto importato dall’Italia proviene per i due terzi dai Paesi dell’Unione europea, in particolare da Spagna, Portogallo, Grecia, Slovenia, Francia e Bulgaria. La Cia di Melfi, dunque, al fine di trovare le giuste soluzioni, propone all’amministrazione comunale e regionale di aprire ufficialmente un tavolo di discussione tra produttori, associazioni di categoria, associazioni di prodotto e istituzione. Chiede, inoltre, di prevedere nel Psr regionale forme di aiuto finalizzato alla manutenzione dei castagneti e di istituire ufficialmente una banca dati di castanicoltori disponibile a far raccogliere le castagne a gruppi di persone organizzate nei propri castagneti, di trovare forme organizzative per l’utilizzo degli scarti come fonti energetiche e di rinnovare l’ordinanza di divieto di accesso nell’area del Vulture ai non proprietari di castagneti per il periodo della raccolta, per attenuare forme di abusivismo”.
13 ottobre 2015
Castagne, in Basilicata ci sono ancora problemi
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