19 novembre 2021

“Castagne: oggi non bisogna più avere paura del cinipide”

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Con decreto del 4 novembre scorso a firma di Francesco Battistoni, sottosegretario del Mipaaf, è stato istituito il nuovo “Tavolo di filiera frutta in guscio sezione castagne”, di cui fanno parte 64 componenti. Tra questi, c’è anche Ivo Poli (nella foto), presidente dell’associazione nazionale Città del Castagno, che commenta: “Si tratta del rinnovo di un organo che è stato creato per la prima volta nel 2000 proprio su nostra sollecitazione, in collaborazione con la Regione Toscana. In quel tempo, infatti, stava cominciando ad affacciarsi anche in Italia un problema chiamato cinipide, di cui non si sapeva praticamente nulla. Chiedemmo allora, già nel 1999, di istituire un tavolo nazionale sul castagno, e nel 2000 venne effettivamente fatto. Oggi, posso dire che come Città del Castagno è stato fatto un grande lavoro nella lotta al cinipide, che oggi non rappresenta più un problema”.

Perchè il cinipide non deve fare paura

Poli ha poi spiegato perché, secondo lui, la cosiddetta vespa cinese non sia più da temere. “Come Città del Castagno abbiamo fatto un grande lavoro negli scorsi anni a livello di diffusione e distribuzione, in tutta Italia, dell’insetto antagonista del cinipide. Questo anche grazie allo Stato, che ha investito complessivamente in questo progetto oltre 1,4 milioni di euro, e all’Università di Torino, che si è occupata della moltiplicazione dell’antagonista, il Torymus sinensis. Oggi l’antagonista è presente dappertutto, in grandi percentuali. E proporre nuovi lanci, secondo me, sarebbe solo un’inutile speculazione. E’ chiaro che, dall’altra parte, il cinipide non scomparirà mai del tutto, ma certo non rappresenta più un problema per la castanicoltura nazionale, che invece ha altri problemi”.

I problemi della castanicoltura di oggi

Accennando poi alle criticità della castanicoltura odierna, Poli aggiunge: “Tra i problemi c’è il fatto che circa il 90% dei produttori italiani di castagne e marroni sono piccoli o piccolissimi, spesso anche senza una partita iva. E mancano politiche specifiche per aiutare queste piccole realtà. Inoltre, in Italia oltre il 50% dei castagneti si trova ancora in fase di abbandono, a causa dello spopolamento delle zone montane o collinari. Stanti così le cose, si favorisce sempre più la crescita del bosco e la proliferazione della fauna selvatica. Ma – conclude Poli – i problemi della castanicoltura sono anche altri: oggi ci sono vecchi insetti che stanno tornando a dare fastidio e c’è da affrontare il tema delle marcescenze che si presentano in alcuni frutti”.

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