03 ottobre 2019

Castagne, per la Campania è un anno difficile

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Sarà un anno difficile per la castanicoltura campana. Secondo alcune stime (Copagri), si attendono circa 51.000 quintali, ovvero circa il 20% del potenziale produttivo. Decisamente troppo poco, per la regione che, normalmente, è la maggiore produttrice italiana di questo frutto.

Molteplici sono le cause che hanno provocato questo status quo. Il clima anomalo, in particolare, con una tarda primavera molto fredda che ha favorito lo sviluppo della Mycosphaerella maculiformis (il fungo che provoca sulle foglie del castagno un disseccamento a mosaico denominato “Fersa”), è uno dei principali indiziati. A questo problema si aggiunge quello ancora non debellato del cinipide galligeno, ancora presente specialmente in sud Italia.

Intanto il presidente della provincia di Avellino, Domenico Biancardi, mettendo in evidenza il caso di Cervinara (AV), si dice pronto a chiedere lo stato di calamità naturale proprio per il settore della castanicoltura.

“Non bisogna aspettare il raccolto – sostiene Biancardi – per capire che anche quest’anno, a Cervinara, ci sarà un’ennesima riduzione delle quantità di prodotto raccolto. Una crisi ormai irreversibile di un settore che fino a qualche anno fa costituiva un importante reddito per tantissime famiglie cervinaresi. Basta farsi un giro sulla Coppola o lungo i tornanti che conducono al Mafariello, per capire come ormai la castagna di Cervinara, sia ridotta ai minimi termini. Ma appare evidente che a nessuno importi che questo settore sia destinato ormai ad esaurirsi, se non si metteranno in campo interventi decisi. A poco serve qualche convegno durante la sagra della castagna se poi per tutto il resto dell’anno, il problema si lascia nel dimenticatoio”.

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