02 novembre 2015

Castagne, per quelle amiatine si contano i danni

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A causa dei problemi di inizio raccolta, si stimano perdite di oltre 3 milioni di euro

Non c’è pace per le castagne amiatine. Dopo i problemi degli ultimi anni causati dal cinipide galligeno, ora che i danni della vespa cinese risultano molto limitati, il flagello del 2015 si chiama abbandono delle castagne, causa delle muffe riscontrate in alcuni campioni a inizio raccolta. Tanto che si parla già di oltre 3 milioni di euro di danni.

A darne notizia, nei giorni scorsi, è stato il quotidiano “Il Tirreno”, che scrive tra l’altro: “Il crac della raccolta castanicola, fiore all’occhiello della montagna, è sotto gli occhi di tutti. I castanicoltori non si rassegnano, anche perché, secondo quanto hanno visto del loro prodotto, le castagne, a parte l’inizio stagione, adesso sono sanissime. Non è così secondo i grossisti che hanno rimandato indietro, nel momento della raccolta del cecio, anche intere derrate di castagne, visionando ogni volta esemplari del prodotto conferito dai castanicoltori e facendo il prezzo a seconda della quantità di prodotto muffato. È infatti una muffa quella che ha messo in crisi la castagna amiatina sui mercati, che alla fine non hanno voluto più sentir parlare di castagne dell’Amiata. Per lo meno così dicono i grossisti. Ma non tutti ci credono.

Anche Confagricoltura ipotizza qualche speculazione e prende una posizione durissima. «Si aiuti la produzione delle castagne e si faccia chiarezza sulla qualità di questo prodotto per scongiurare facili speculazioni» è l’appello di Anton Francesco Vivarelli Colonna, presidente di Confagricoltura Grosseto, che si schiera a difesa della qualità delle produzioni amiatine e parla di muffa come di un grande bluff.

«Si stima in quasi 3,2 milioni di euro il danno prodotto al mercato castanicolo amiatino dal grande bluff della muffa – dice – che avrebbe interessato parte della produzione 2015. Dopo quella passata, un’annata assolutamente disastrosa, gli imprenditori castanicoli dell’Amiata stavano provando a rialzare la testa, aiutati da una produzione di ottima quantità e qualità e di pezzatura medio grande, quando è piombata su di loro una vera e propria speculazione che adesso rischia di compromettere totalmente l’annata e al contempo di minarne la stabilità economica oltre a metterne al repentaglio gli investimenti necessari per il settore»”.

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