11 luglio 2022

Castagne: un progetto per valorizzare il Garrone Rosso

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Si fa presto a dire castagne. Ma quando si parla con un esperto come Remo Degiovanni, fondatore e socio titolare, assieme al figlio Stefano, dell’azienda agricola L’Àrbol di Moiola (Cuneo), allora ci si accorge di quanto ampio e vasto sia il mondo della castanicoltura. Specialmente per chi si approccia a questo settore come lo stesso Degiovanni, che ne ha fatto una vera e propria professione e, nel suo appezzamento, produce e trasforma Castagna di Cuneo Igp.

“Ma all’interno della Castagna di Cuneo – ci tiene subito a precisare – ci sono diverse varietà.  Come ad esempio il Garrone Rosso, una cultivar che produce frutti diversi dal tradizionale marrone, contraddistinti da un’interposizione di buccia, che conferisce una nota di sapore decisamente superiore alle castagne tradizionali. Stiamo tra l’altro studiando un progetto di valorizzazione per il Garrone Rosso, in collaborazione con produttori francesi. Del resto, si tratta di una varietà molto richiesta sul mercato d’Oltralpe e perfino in Inghilterra. In Italia, invece, la vendiamo nel Milanese”.

Per quanto riguarda le previsioni sulla campagna 2022, intanto, Degiovanni rileva: “Ora, speriamo tutti che piova. In questa zona, veniamo da due anni molto difficili. Nel 2020 la produzione è stata compromessa da una forte grandinata, mentre nel 2021 siccità e alte temperature hanno messo in difficoltà le piante, anche quelle secolari. Un’analoga situazione rischia di ripetersi quest’anno. In particolare, queste piante temono soprattutto le alte temperature. Lo stress subito lo scorso anno, ha fatto seccare anche alcuni esemplari secolari”.

Degiovanni, poi, ha anche la sua ricetta per fare una buona castanicoltura. “Il problema di fondo – rivela – è che in molte zone questa coltura è stata abbandonata già da diversi decenni. Bisognerebbe invece fare sempre una buona manutenzione, senza utilizzare la chimica, perché si rischia di bruciare le foglie, ma solo concimi di origine naturale, come ad esempio il letame”.

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