«La nostra è vera agricoltura, è l’altra quella fasulla». Convinto, battagliero e orgoglioso. Il ritratto che Lucio Cavazzoni, presidente di Alce Nero, uno dei brand di riferimento nel mondo del biologico italiano, ortofrutta inclusa, dona di sé e dell’agricoltura biologica in un’intervista rilasciata al quotidiano la Stampa è quella di un settore non solo in salute, ma che vuole definitivamente uscire dalla nicchia. Di mercato e di considerazione. Da parte dei consumatori così come della grande distribuzione.
È un mercato, quello del biologico, che cresce oramai ogni anno: cresce la domanda, ma non va di pari passo l’offerta. «Il mercato del biologico in Italia cresce del 10-20% all’anno per i consumi, mentre la produzione aumenta dell’8%» sostiene Cavazzoni. E il presidente di Alce Nero prende, per esempio, in considerazione il caso del pomodoro da industria. In Italia, secondo Coldiretti, nel 2013 l’Italia ne ha prodotti circa 40 milioni di quintali: ma dei 75mila ettari coltivati a pomodori per suchi, conserve e pelati, solo l’1% è condotti secondo i dettami dell’agricoltura biologica.
Il nodo dei prezzi, decisamente più alti nel caso dei prodotti biologici, ortofrutta inclusa, Cavazzoni lo considera un’inevitabile conseguenza del fatto che l’agricoltura biologica implica un’attenzione in campagna, e quindi costi diretti, maggiori. Ma non c’è solo questo. Ci sono i ricarichi, eccessivi, della grande distribuzione. «È vero, il cibo buono costa di più, anche perché nella grande distribuzione c’è la brutta abitudine di ricaricare di più sul bio perché viene considerato cibo per ricchi». La soluzione? Secondo il presidente di Alce Nero «bisogna risparmiare sulla catena distributiva, arrivando il più vicino possibile al produttore».
Fonte news: La Stampa. Fonte foto: informazione.it