Confermato per il prossimo triennio l’intero consiglio di amministrazione della Ceor – Cooperativa esportatori ortofrutticoli romagnoli di Lugo (Ravenna) con il presidente Giancarlo Minguzzi, numero uno di Fruitimprese Emilia Romagna e del Gruppo Minguzzi di Alfonsine.
Critiche le prospettive per il 2020
L’assemblea della Ceor ha valutato i risultati dell’annata 2019, ma anche espresso dubbi e perplessità per questa.”L’anno scorso la cimice, per cui non abbiamo ancora visto alcun ristoro, quest’anno l’emergenza manodopera legata al Covid-19 e le gelate di fine marzo-inizio aprile che hanno colpito il raccolto di pesche e nettarine, susine e albicocche con perdite percentuali tra il 60 e il 90 per cento. Le imprese frutticole che producono qui in regione sono davvero all’anno zero. Le albicocche in alcune zone ad esempio sono quasi azzerate – si legge nelle dichiarazioni della Cooperativa – In particolare per le gelate la Regione ha stimato una superficie interessata di circa 48mila ettari di frutteti ad alta specializzazione produttiva, con perdite che arrivano a sfiorare il 90% del raccolto previsto per quest’anno nel caso delle albicocche, quasi 9mila imprese agricole colpite e una stima provvisoria dei danni che ammonta a quasi 400 milioni di euro”.
“Ci associamo – ha detto Minguzzi – alla richiesta dell’assessore regionale Alessio Mammi alla ministra Teresa Bellanova per una deroga al decreto legislativo 102/2004 sulle calamità naturali, per consentire un giusto ristoro alle imprese agricole danneggiate da questi eventi eccezionali”.
Sulle prospettive della campagna estiva 2020 Minguzzi conclude: “Non c’è dubbio che ci troviamo di fronte a una situazione di debolezza produttiva eccezionale. Però confido nel dinamismo e nella capacità imprenditoriale dei soci Ceor che sapranno rimediare e diversificare le loro fonti di approvvigionamento per continuare a rifornire i nostri tradizionali mercato di riferimento”.
Buono il bilancio 2019
La scorsa annata è stato sostanzialmente positiva, con un deciso incremento del totale del prodotto venduto a circa 20mila tonnellate e una quota di export superiore al 90%, soprattutto sui mercati europei.
La campagna pesche e nettarine, pur con un incremento rispetto all’anno precedente delle quantità vendute, è risultata deludente in termini di prezzi, che sono rimasti bassi per tutta la campagna, in un mercato dove “purtroppo giochiamo ormai un ruolo di secondo piano, sorpassati dalla Spagna che ha da diversi anni invaso e occupato larghe fette del mercato europeo”.
Molto meglio per le albicocche che, grazie a una buona qualità, dopo un primo periodo incerto, nel quale si sono incrociate produzioni del sud e del nord Italia e quelle spagnole, da metà campagna in poi ha avuto una richiesta e prezzi soddisfacenti fino al finale che ormai si spinge sempre più avanti verso la prima quindicina di settembre.
Per le susine è stato confermato il surplus d'offerta. Surplus che, sebbene in presenza di quantitativi venduti di tutto rispetto, ne ha mortificato il prezzo di vendita e di conseguenza il risultato economico.
Molto influenzata dalle condizioni atmosferiche la produzione di pere che ha registrato un calo di produzione mai visto negli ultimi anni, di conseguenza la commercializzazione ha riscontrato preoccupanti difficoltà sul mercato europeo, per via delle alte quotazioni della cultivar regina, l'Abate.
Il kiwi, invece, ha visto il finale della scorsa campagna appesantito dalle giacenze sopra la media della primavera 2019. Al contrario, la contrazione sensibile della produzione autunnale ha permesso di gestire in maniera positiva sia la concorrenza della Grecia nella prima parte della stagione, sia le quotazioni che sono rimaste su livelli positivi anche durante i mesi in cui la concorrenza interna ed esterna si è manifestata con maggiore intensità. Il tutto fa presagire un finale di stagione con quotazioni e richiesta in aumento.