Dopo l’iper produzione del 2022, che aveva provocato come effetto commerciale prezzi mediamente bassi, la campagna 2023 della Ciliegia di Vignola Igp si preannuncia molto più contenuta a livello di quantitativi, ma potenzialmente più interessante (sebbene al momento l’incognita rimanga) in termini di remunerazione ai produttori.
A fare il punto a circa tre settimane dalla raccolta è, direttamente da Macfrut, Walter Monari, direttore del Consorzio Ciliegia di Vignola Igp, che spiega: “Come periodo di raccolta partiremo puntali, tra il 15 e il 20 maggio, con le varietà più precoci. Dal confronto che abbiamo avuto l'altro ieri in consiglio di amministrazione, è emerso che quest’anno i quantitativi dovrebbero essere in calo di un 25-30% rispetto alla norma. La causa, con tutta probabilità, è da imputare ancora una volta al clima caldo e siccitoso della scorsa estate. Le piante, infatti, sono andate sotto stress durante il mese di luglio, periodo in cui avviene la differenziazione delle gemme per l’anno successivo. Tuttavia, non è detto che tale situazione sia negativa. Meno quantità potrebbe infatti significare anche maggiore qualità, con pezzature più grandi, e anche prezzi più remunerativi. Non dobbiamo dimenticare, peraltro, che proprio a causa dell’iper produzione del 2022 e dei conseguenti prezzi bassi, molti produttori decisero di non raccogliere tutto il prodotto, lasciandolo sulle piante”.
“Emergenza idrica, è ora di attivarsi”
Monari, poi, introduce un altro importante tema legato alla ciliegia ma non solo: l’emergenza idrica. “Parlare di questo argomento quando la nostra regione viene da due giorni di allerta meteo può sembrare fuori luogo, ma la questione rimane molto urgente e deve essere affrontata subito. Recentemente a Vignola, davanti all’assessore regionale all’agricoltura, Alessio Mammi, portai all’attenzione il problema dello spreco idrico in agricoltura e della necessità di utilizzare al meglio questa fondamentale risorsa. E ci sono due strade per perseguire questo obiettivo: da un lato occorre programmare e finanziare la trasformazione con fondi pubblici, come già la Regione ha provato a fare in passato, dall’altra fare in modo che non diventino più convenienti certi sistemi di irrigazione (tipo quelli a scorrimento) rispetto ad altri più parsimoniosi, come quelli a goccia o a zampillo. Ovvero, se non si vogliono imporre divieti, bisognerebbe incentivare la conversione verso moderni impianti di irrigazione facendo pagare molto la risorsa idrica a chi ha ancora impianti obsoleti. In caso contrario, ogni anno torneremo sempre più a lamentarci che manca l’acqua e che ci sono difficoltà per la produzione delle ciliegie e per tutto il sistema agricolo. Tra l’altro – conclude Monari – proprio lo stesso assessore regionale mi ha riferito, poco tempo fa, che quando la nostra Regione ha emesso un bando per finanziare l’efficientamento di questo tipo di impianti, sono rimasti diversi fondi sul capitolo. Bisogna quindi che tutte le due parti coinvolte, politica ma anche produttori, si confrontino e ognuno faccia la loro parte. Per agire il prima possibile”.