08 maggio 2020

Ciliegie, Nicola Giuliano: “Poche (per ora) ma buone”

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Per la Giuliano Puglia Fruit la campagna delle ciliegie entrerà nel vivo solo tra una decina di giorni: il maltempo dei primi giorni di aprile ha, infatti, compromesso le raccolte dei frutti precoci di Bigarreau.
“Avremo poca disponibilità fino al 15 maggio – conferma Nicola Giuliano – ma da lì in poi tutto tornerà nella norma con la raccolta della varietà Giorgia e, a fine mese, con la regina delle ciliegie, la Ferrovia“.

“I quantitativi sono fermi al 30% del potenziale – aggiunge Giuliano – ma la qualità è elevata e anche i calibri sono sopra la media. Proprio per questo motivo destiniamo quasi tutto il raccolto ai mercati e alle boutique. Sembra che ci sia una gran voglia di ciliegie ma, purtroppo, la domanda della Gdo stenta perché le ciliegie sono ancora poche e, quindi, costose. Ma è questione di giorni”.

Costi di produzione: si aggiunge il peso delle procedure anti Covid

L'entrata al centro confezionamento prevede la misura della temperatura con il termoscanner

Da fine mese l'offerta dovrebbe rientrare nella norma. “Le piante stanno bene, il clima è ideale e le previsioni sono buone. Quindi tutto va nella direzione giusta per avere una buona stagione commerciale – osserva l'imprenditore pugliese – L'emergenza Covid-19 significa nuove procedure in fase di raccolta e di confezionamento, l'impiego di termoscanner, visite mediche, formazione degli addetti e così via. In definitiva, un rallentamento delle tempistiche in campo e in magazzino e un aggravio di costi. Per non parlare delle preoccupazioni e responsabilità che sentiamo come aziende”.

La Giuliano Puglia Fruit esporta il 30% delle ciliegie tramite il Gruppo San Lucar, prevalentemente in Austria, Germania e Svizzera. “Abbiamo perso molto in termini di export, soprattutto a causa della forte competizione di Turchia, Grecia e Spagna. Purtroppo il prezzo delle ciliegie all'80% è determinato da costi di raccolta e di confezionamento e in questi tre paesi i costi di produzione sono molto più bassi dei nostri”.
Decisamente più bassi, visto che per un operaio  le imprese turche spendono 20 euro al giorno, le greche 30 mentre le aziende italiane partono da 70 euro al giorno: insomma, non c'è gara.

Sul problema manodopera, tema caldo del momento, Nicola Giuliano è sereno: “Abbiamo il nostro personale che è con noi da decine di anni, quindi almeno il problema di trovare manodopera non lo abbiamo”.

A livello di nuove confezioni sostenibili, invece, è tutto in stand-by: l'emergenza coronavirus sta dando nuova linfa al packaging in plastica – che comunque qui è riciclata RPet – perché percepito dal consumatore come più sicuro e, soprattutto, in grado di fare risparmiare tempo a chi vuole ridurre i tempi di permanenza in negozio per fare la spesa.

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