11 giugno 2020

Cimice asiatica, le pere sono già attaccate

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In questi giorni è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il Decreto legislativo 102/2004 del ministero delle Politiche agricole, che riconosce il carattere di eccezionalità per i danni causati da cimice asiatica e, dunque, consente alle aziende frutticole più colpite di presentare domanda per ottenere il risarcimento. Ma, proprio in queste settimane, la cimice asiatica ha ricominciato a colpire la pericoltura, come sottolinea Cia, Agricoltori italiani Ferrara, che ha accolto le segnalazioni delle aziende agricole nell’area del copparese, anche se il fenomeno caratterizza tutta la provincia.

“Sapevamo che la cimice sarebbe tornata – afferma Antonio Fioravanti, frutticoltore di Copparo – e osservando le varietà estive, come la Santa Maria, è evidente che ha già provocato dei danni. Peraltro l’unico principio attivo, il clorpirifos-metile, che riesce a contenerla se usato in determinati momenti, deve essere fatto 70 giorni prima della raccolta, quindi da qui a quel momento non abbiamo più nessuno strumento di difesa per cercare di fermare gli insetti che stanno attaccando le pere precoci. Siamo ancora quasi del tutto disarmati – continua Fioravanti – di fronte a un flagello che continuerà a fare quello che è nella sua natura: diventare adulto e attaccare le altre varietà di pere, l’Abate in particolare, aiutato dal fatto che le gelate hanno danneggiato, purtroppo, le altre varietà di frutta e la cimice tenderà a nutrirsi di quella che è a disposizione”.

Le risorse messe a disposizione dal Mipaaf e la ricerca di antagonisti, come la vespa samurai, appaiono dunque insufficienti a contenere un fenomeno che anche quest’anno sarà probabilmente aggressivo e difficile da contenere, come spiega Stefano Calderoni, presidente di Cia, Agricoltori italiani Ferrara
La lotta per debellare la cimice asiatica non è una corsa veloce, ma una maratona. Questo è apparso chiaro anche l’anno scorso a novembre, quando i massimi esperti e ricercatori si sono riuniti a Futurpera, la fiera dedicata al comparto. Ascoltando i diversi suggerimenti sul come contrastarla, un mix di monitoraggio, antagonisti naturali e la ricerca di principi attivi specifici, è apparso chiaro che il 2020 non sarebbe stato l’anno di svolta per cancellare la cimice dai nostri frutteti. Anche liberare la vespa samurai a ridosso della raccolta delle prime varietà non potrà, certo, fare miracoli. Allora cosa serve? In poche parole: più fondi per chi ha subito danni. I 40 milioni di euro stanziati quest’anno e gli altri 20 milioni negli anni 2021 e 2022 non bastano e i criteri per accedere sono quantomeno discutibili. Possono fare domanda, infatti, le aziende che hanno subito danni superiori al 30% della Plv (Produzione lorda vendibile) aziendale riferita al 2019, rispetto a quella del triennio precedente. Ma questa percentuale è calcolata sulla superficie di tutta l’azienda, mentre la nostra associazione aveva chiesto di considerare solo la superficie frutticola. Inoltre l’eventuale ammissione al risarcimento è calcolato considerando gli eventuali danni da grandine subiti nei tre anni precedenti, così molte aziende potrebbero venire escluse. Quindi – conclude Calderoni – ribadisco la necessità di considerare la cimice come un evento non eccezionale ma ricorrente, che sicuramente non sparirà nei prossimi anni, pianificando lo stanziamento di fondi aggiuntivi a quelli previsti e distribuiti alle aziende che hanno i requisiti in maniera equa”.

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