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31 gennaio 2025

Cinque anni di Brexit, il bilancio

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Esattamente cinque anni fa - era il 31 gennaio 2020 - il Regno Unito usciva formalmente dall’Unione europea a seguito dell’esito del referendum del 2016 in cui il partito del Leave ottenne la maggioranza dei voti, con circa il 52% delle preferenze rispetto al 48% del Remain. 

Ma il bilancio è positivo o negativo? Per fare un bilancio corretto, per prima cosa occorre ricordare che staccarsi dall'Unione europea non è stato a costo zero.

Liquidare l'Ue è costato

Secondo le stime del Ministero delle Finanze britannico, la liquidazione finanziaria con l’Unione europea è costata finora 30,2 miliardi di sterline (circa 34,73 miliardi di euro), con un residuo di 6,4 miliardi (circa 7,36 miliardi di euro) da saldare. Inoltre, secondo Bloomberg Economics, la Brexit ha determinato una perdita annuale di 100 miliardi di sterline (circa 115 miliardi di euro) di Pil. Attualmente, il prodotto interno lordo è inferiore del 4% rispetto a quanto sarebbe stato senza Brexit, con un calo del 15% nel commercio a lungo termine, come previsto dall’Ufficio per la Responsabilità di bilancio.

E poi c'è il tema del comparto agroalimentare, che di certo ha subito conseguenze pesanti. 

L'agroalimentare britannico soffre

Secondo gli economisti, i settori dell’agricoltura e della pesca con la Brexit hanno subito gravi perdite: le esportazioni di prodotti ittici sono calate del 25% dal 2019, mentre i produttori agricoli segnalano la perdita dei fondi europei e difficoltà nel reclutare manodopera. Contrariamente alle previsioni, l’immigrazione netta ha raggiunto livelli record.

Secondo uno studio della London School of Economics, l’inflazione sui beni alimentari e non alcolici sarebbe stata inferiore dell’8% senza la Brexit. Inoltre, il settore alimentare ha registrato una perdita media di 2,8 miliardi di sterline (circa 3,2 miliardi di euro) all’anno nelle esportazioni verso l’Unione europea, aggravata da complicazioni burocratiche e nuovi controlli alle frontiere.

"L'agricoltura del Regno Unito ha bisogno di un piano"

Non stupisce, quindi, che un gruppo trasversale di parlamentari e Lord ha chiesto al Regno Unito di aumentare la produzione alimentare nazionale del 30% entro il 2050, riducendo al contempo l'impatto ambientale dell'agricoltura britannica del 50 per cento. 

Il gruppo afferma che l'agricoltura del Regno Unito ha bisogno di un piano più chiaro per liberare il suo potenziale, ridurre la dipendenza dalle importazioni e contribuire alla sicurezza alimentare globale. 

La richiesta dei parlamentari si chiama Visione 30-50-50 e poggia su alcuni dati: la produzione di patate del Regno Unito è attualmente al livello più basso da oltre un decennio, l'autosufficienza del Regno Unito in termini di ortaggi freschi è al 53%, il dato più basso da quando sono iniziate le registrazioni nel 1988. Non va meglio con la frutta fresca: l'UK produce solo il 16% del proprio fabbisogno.

Inoltre le importazioni di grano sono al loro massimo livello da quando sono iniziate le registrazioni 30 anni fa e quest'anno si produrrà solo il 15% del fabbisogno di olio vegetale, anziché il 40 per cento di circa un decennio fa.

"È necessaria una nuova visione per riformulare l'agenda politica, normativa e di ricerca e sviluppo - ha argomentato il gruppo - con un obiettivo ambizioso e di alto livello per aumentare l'autosufficienza alimentare nazionale".

"Riteniamo che sarebbe realistico aumentare l'autosufficienza alimentare nazionale dall'attuale 60% al 75 nei prossimi 25 anni - ha concluso - Tenendo conto della crescita demografica prevista, ciò significa aumentare la produzione agricola del Regno Unito del 30% entro il 2050". 

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