Politiche agricole

19 luglio 2024

Coldiretti a nuova Ue: "Mai sotto i costi di produzione"

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Dall’Unione Europea è necessario un impegno per rafforzare le misure contro le pratiche sleali e tutelare così i produttori agricoli. Non solo, bisogna lavorare per filiere più eque che passi dall’obbligo di etichettatura su tutti gli alimenti in Europa, senza dimenticare di intervenire sul nutriscore e sulla direttiva packaging. In occasione dell’assemblea nazionale di Coldiretti è stata allestita una mostra per toccare con mano le principali minacce che gravano sulla filiera agroalimentare nazionale e che rischiano si stravolgere in peggio in modelli di consumo e la dieta degli italiani.

Stop alle pratiche sleali 

Fermare le pratiche sleali. Coldiretti è stata l’unica organizzazione ad avere il coraggio di denunciare un colosso come Lactalis, perché aveva modificato unilateralmente gli accordi e non aveva pagato il prezzo del latte pattuito agli allevatori, costretti sino ad oggi a subire le decisioni dell’industria senza poterle contestare per paura di ritorsioni. Un impegno che va esteso a tutti i settori, poiché il cibo prodotto dai nostri agricoltori non può essere trattato come una commodity alla mercé di poche multinazionali.

Modificare il codice doganale sull’origine dei cibi. L’Europa deve inoltre modificare la norma dell’ultima trasformazione prevista dall’attuale codice doganale sull’origine dei cibi che permette ai prodotti esteri di diventare 100% italiani con lavorazioni anche minime.

Messaggio alla nuova Commissione 

L’invito alla nuova Commissione è quello di assicurare maggiore trasparenza sui prodotti alimentari in commercio all’interno dell’Unione, sostenendo la proposta di legge europea promossa dalla Coldiretti per introdurre l’obbligo dell’indicazione del Paese di origine in etichetta su tutti i cibi. Grazie alla ventennale battaglia della Coldiretti la provenienza è stata estesa a livello nazionale, anche se resta anonima l’origine dei legumi in scatola, della frutta nella marmellata o nei succhi, del grano impiegato nel pane, biscotti o grissini senza dimenticare la carne o il pesce venduti nei ristoranti.

Neanche il Nutriscore va approvato 

Stop al Nutriscore che mette a rischio 13 miliardi di made in Italy. Inoltre, spiega Coldiretti, va fermata la diffusione dell’etichetta a semaforo che mette a rischio 13 miliardi di esportazioni di prodotti italiani che finirebbero bollati sugli scaffali europei con valutazioni negative, a partire da quelli Dop e Igp, dando la falsa sensazione ai consumatori che molte delle più note eccellenze del Made in Italy a tavola facciano male alla salute. In questo modo una merendina artificiale diventa sempre preferibile a un pezzo di parmigiano reggiano o di grana padano.

Tra i vari dossier sul tavolo del prossimo esecutivo uno dei più pericolosi per l’agricoltura tricolore e la salute dei cittadini è, infatti, quello legato al Nutriscore, il sistema di etichettatura che recensisce i prodotti alimentari utilizzando i colori del semaforo, giallo, rosso e verde per indicare la salubrità dell’alimento, concentrandosi solo su alcune sostanze nutritive come zucchero, grassi e sale, ma senza tener conto delle quantità assunte. Un sistema sostenuto dalle multinazionali che penalizza prodotti simbolo della Dieta Mediterranea e che è stato sino ad oggi adottato da Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo, mentre il Portogallo ha fatto da poco marcia indietro, grazie anche all’azione dell’Italia.

Ma soprattutto un sistema ingannevole che marchia col bollino rosso eccellenze del made in Italy, mentre lo stesso olio extravergine d’oliva, elisir di lunga vita, viaggia tra la C e la B.  Al contrario, cibi ultraprocessati di cui spesso non è nota neppure la ricetta vengono promossi a pieni voti col bollino verde e la lettera “A”. Un evidente tentativo di un pugno di oligarchi di mettere le mani sull’alimentazione mondiale, omologandola e sostituendo specialità da secoli presenti sulle tavole con prodotti di sintesi.

Sotto accusa il regolamento packaging 

Intervenire sul regolamento packaging. Un altro nodo da sciogliere è quello del regolamento packaging. Il pressing di Coldiretti e Filiera Italia ha permesso di escludere dalle restrizioni bottiglie di vino e vasi per i fiori e di aumentare la discrezionalità di applicazione da parte degli Stati nazionali. Resta però incerto il destino dell’ortofrutta di IV Gamma come insalata in busta o confezioni di pomodorini e frutta, a rischio di scomparire dagli scaffali. Potrebbe, infatti, accadere che alcuni Paesi ne autorizzino il commercio e altri no, con l’effetto che le imprese produttrici si ritroverebbero a dover differenziare il packaging a seconda della destinazione.

Aumentare i fondi Pac 

È essenziale che la nuova Commissione Ue faccia salire il budget per l’agricoltura per evitare che la produzione alimentare europea crolli, mettendo a rischio i 620 miliardi di euro del sistema agroalimentare italiano e favorendo le importazioni dai Paesi terzi. Servono più risorse per colmare il gap con Usa e Cina che garantiscono ai rispettivi settori molte più fondi. 

E’ l’appello lanciato dal presidente della Coldiretti Ettore Prandini in occasione dell’assemblea nazionale a Roma della più grande organizzazione agricola dell’Unione, all’indomani del voto per l’elezione di Ursula Von der Leyen, confermata alla guida dell’esecutivo Ue per i prossimi cinque anni. Presenti all’appuntamento insieme alle imprese agricole provenienti da tutte le regioni italiane il segretario generale Vincenzo Gesmundo, il presidente della Coldiretti Ettore Pradini, il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, il ministro per gli affari europei Raffaele Fitto, il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte e il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia, il presidente dell’Ice, Matteo Zoppas e dell’amministratore delegato di BF Federico Vecchioni

La Politica agricola comune in Europa vale 386 miliardi di euro in totale fino al 2027 – ricorda la Coldiretti – di cui trentacinque miliardi di euro in Italia, un ammontare che mette le aziende agricole dell’Unione in una situazione di svantaggio rispetto al resto del mondo.

Le parole di Prandini

“A chi dice che la Politica agricola comune pesi troppo sul bilancio europeo serve ricordare che negli Usa il Farm bill vale 1400 miliardi di dollari in dieci anni, mentre la Cina con molto più sostegno pubblico attualmente produce il 70% in più dell’intera produzione agricola dell’Unione Europea – ha sottolineato Prandini -.  Per stare al passo con la sfida geopolitica servono quindi più risorse per la Pac. Alla nuova Commissione europea chiediamo di accompagnare lo sviluppo del settore, investendo concretamente su innovazione e sostenibilità ma anche destinando una volta per tutte i fondi solo ai veri agricoltori, non ad esempio agli aeroporti con terreni”.

Produzione messa a rischio da cambiamenti climatici e tensioni internazionali

Fondi necessari per sostenere la produzione agricola – sottolinea Coldiretti - messa sempre più a rischio dagli effetti dei cambiamenti climatici e dalle tensioni internazionali che fanno esplodere i costi di produzione abbassando il reddito degli agricoltori, con il rischio di un crollo della produzione alimentare che andrebbe a danneggiare in primis le fasce più deboli della popolazione. L’aumento della dipendenza dell’estero porterebbe un netto trasferimento di ricchezza fuori dai confini dell’Unione, tagliando risorse preziose per le misure a favore del settore produttivo e dei cittadini, a partire da quelli più poveri. Le politiche sul cibo sono strettamente dipendenti dal livello di sovranità alimentare del Paese e non è un caso che lo stesso Farm bill americano destini parte delle risorse all’acquisto di buoni alimentari per gli indigenti.

Semplificazione burocratica per non gravare sulle aziende

 Al tema delle risorse si abbina quello della semplificazione burocratica e del rispetto del principio di reciprocità. Dopo le manifestazioni pacifiche della Coldiretti a Bruxelles la Commissione ha compiuto un primo importante passo verso l’alleggerimento degli adempimenti a carico delle aziende agricole. Un passo che va ora rafforzato con una semplificazione ancora più profonda di tutte le regole della Pac che gravano su tutte le aziende, a prescindere dalla loro dimensione, considerato che oggi un agricoltore spende un terzo del suo tempo per riempire moduli e carte burocratiche. Ma anche con politiche “verdi” che valorizzino il ruolo dell’agricoltore nella tutela dell’ambiente, rispetto alle follie estremiste che hanno sino ad oggi caratterizzato l’applicazione del green deal.

Principio di reciprocità per evitare pratiche sleali

Ma in Europa – rileva Coldiretti – deve imporsi anche il principio di reciprocità: le regole imposte ai produttori europei devono valere per chi vuole vendere nell’Ue. Se così non accade si traduce in concorrenza sleale. Il tema del caporalato di cui si dibatte molto è strettamente connesso a questa emergenza.  E occorre anche cambiare il codice doganale sull’origine dei cibi che consente oggi di spacciare per cibo italiano quello che italiano non è. Una battaglia che ha portato oltre diecimila agricoltori della Coldiretti alle frontiere, dal Brennero ai porti, per chiedere un cambio di passo, con l’introduzione dell’obbligo dell’indicazione del Paese d’origine in etichetta su tutti i prodotti alimentari in commercio nell’Unione Europea.

Fonte: Coldiretti

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