Non sarà una transizione facile quella che da Auchan porterà a Conad, sotto molti aspetti. Tutti gli ultimi incontri con le parti sindacali hanno fatto emergere un quadro, come ci si aspettava, molto complesso, con molti nodi ovviamente da sciogliere che riguardano logistica, contratti di lavoro, l'eventuale numero di esuberi, la gestione dei dipendenti della sede e via discorrendo.
E non da ultimo c'è anche la questione Ipermercati, forse uno degli anelli più deboli, una sorta di tallone di Achille, di questo delicato passaggio di proprietà. Un format, d'altronde, in crisi da anni lungo tutto lo Stivale, anche e soprattutto in casa Auchan e che da quando è stata annunciata questa grande operazione, probabilmente la più grande che riguarda la Gdo da molti anni a questa parte, è sotto i riflettori di un po' tutti gli analisti del settore.
Quanti Ipermercati entreranno in casa Conad nella prima fase? Quali? Alla fine saranno tutti o solo alcuni? Sono alcune delle domande che per ora hanno ovviamente ricevuto solo parziali risposte. Proprio in questi giorni la questione Ipermercati è stata un tema di confronto tra BDC, la società che controlla il gruppo Auchan Retail dal 1 agosto 2019 per conto di Conad e che insieme a PricewaterhouseCoopers è seduta al tavolo sindacale.
Si tratta di 46 ipermercati ex Auchan all'interno dei quali lavorano circa 8000 dipendenti, una cifra non certo di secondo piano. Nel giro di pochissimi giorni si è passati dal non avere alcuna informazione a riguardo – aspetto che ha provocato irritazione nelle note di un po' in tutte le organizzazioni sindacali – a delle prime indicazioni, in particolare alla “disponibilità ad accelerare i tempi del confronto sulla ristrutturazione complessiva dell’impresa, anche sulla parte degli ipermercati” entro la metà di settembre, come riporta un'ultima nota di Filcams Cgil, ad esempio.
Nella prima fase, quindi, che inizia a ottobre 2019 e finirà a fine febbraio del 2020, il cambio di casacca dal colosso francese a Conad, in base agli ultimissimi aggiornamenti, riguarderà 109 punti vendita di Abruzzo, Friuli VG, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte e Veneto, per un totale di circa 5.700 dipendenti. All'interno di questo numero ci sono anche 12 Ipermercati, notizia che secondo i sindacati “assume una particolare rilevanza rispetto alle preoccupazioni sulla rete Auchan”.
Francesco Pugliese, amministratore di Conad, qualche tempo fa, aveva sottolineato come la cura per rimettere in carreggiata questa tipolgia di negozi dovesse iniziare da una sorta di cura dimagrante dal punto di vista della metratura. Ovviamente non è solo una questione di dimensioni, ma anche di contenuti, aspetto ben chiaro a Pugliese.
“I punti vendita più grandi devono ritrovare una loro convenienza e una loro attrattività” scrive, ad esempio, Mario Sassi, fino allo scorso febbraio direttore generale CFMT (centro studi, ricerche e formazione per i manager del terziario) e con un passato manageriale alle spalle che lo ha visto transitare in aziende alimentari di primo livello nonché nella grande distribuzione. In un recente articolo sul suo blog, che analizza sia il caso Auchan-Conad ma anche il difficile momento che sta attraversando un altro big francese come Carrefour in Italia (recentemente ha abbandonato la Cina), Sassi considera fondamentale, per rivitalizzare proprio le grandi metrature, quello di rivedere anche l'assetto manageriale, i costi di struttura e i contratti di lavoro, rendendoli “coinvolgenti e sfidanti” aumentando la parte variabile e legata ai risultati.
Non sarà facile, considerando il modello organizzativo completamente differente e che vede Conad, una cooperativa di imprenditori, sicuramente più in linea con una mentalità legata ai risultati rispetto, probabilmente, alla struttura ex Auchan. Una sfida, però, sicuramente interessante da seguire, per capire, una volta che i primi Ipermercati saranno passati a Conad, con quali nuovi contenuti si presenteranno ai consumatori rispetto al passato.