Salvare le arance italiane dalle malattie che entrano nel Paese insieme agli agrumi importati. Lo chiede Confagricoltura, sollecitando maggiori controlli alle frontiere, dopo che la macchia nera (Cbs-Citrus black spot) è stata riscontrata anche in Campania su prodotti provenienti dal Sudafrica.
Questa fitopatia, da cui l'Europa è indenne, era stata intercettata già lo scorso luglio in due porti siciliani e l'Unione europea era intervenuta per bloccare le importazioni dall'Argentina. In quest'occasione, invece, è stato lo stesso Sudafrica a stabilire, in modo autonomo, di non spedire più verso l'Unione arance Valencia provenienti dalle zone infette; una decisione limitata però solamente a questa varietà.
Secondo l'Organizzazione, il rischio che corrono le imprese agrumicole italiane è molto elevato, un comparto che vale quasi 1 miliardo di euro, più della metà è rappresentato soltanto dalle arance di cui siamo i 13esimi produttori mondiali. E' quindi evidente la necessità di rispettare il principio di precauzione per poter preservare il territorio dall'ingresso di pericolose malattie, così come quello di reciprocità, per consentire ai produttori nazionali di operare nelle stesse condizioni dei competitor. Con l'approvazione della riforma del sistema fitosanitario nazionale, il livello di garanzia sulle merci importate dovrebbe essere maggiore.
“La posta in ballo – rimarca il presidente della Federazione nazionale agrumicola di Confagricoltura, Gerardo Diana – è altissima, soprattutto in questo delicato momento. Occorre che le autorità vigilino con attenzione, stringendo i controlli sui flussi di merci in ingresso, per verificare che tutti i requisiti vengano rispettati, a cominciare dalle arance provenienti dal Sudafrica sempre più presenti sul mercato nazionale”.