02 febbraio 2024

Continua l’agitazione degli agricoltori

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“C’è un malcontento generale nei confronti delle politiche dell’Unione europea portate avanti contro gli agricoltori, non insieme a loro”. Lo afferma Stefano Francia, presidente di Cia-Agricoltori dell’Emilia Romagna nel commentare la protesta dei produttori che sono scesi nelle strade d’Europa e d’Italia.

“La crisi climatica sta falcidiando le nostre produzioni e ora l’Ue vuole ridurre del 62% i fitofarmaci, senza darci nessuna alternativa – spiega – lasciando nelle brache di tela la quasi totalità degli imprenditori agricoli che sono in seria difficoltà a contenere patologie vegetali con drastiche riduzioni delle produzioni, accentuate da un cambiamento climatico che non dà tregua e determina un pesante calo delle produzioni e della redditività. In questo contesto va eliminato subito il vincolo di non coltivare il 4% delle superfici perché avrà come unica conseguenza l’aumento della dipendenza del continente dalle importazioni di cibo. Allo stesso modo l’applicazione indistinta dell’obbligo di rotazione rischia di mettere in ginocchio la zootecnia che rappresenta un virtuoso esempio di economia circolare. Non va dimenticato che se il mondo agricolo muore, anche l’ambiente viene penalizzato”.

Biotecnologie l’unica risposta ai cambiamenti climatici

Francia ricorda che la mobilitazione della Cia è iniziata già il 26 ottobre con una protesta a Roma, in cui sono stati ribadititi questi concetti, poi di nuovo sottolineati nella assemblea confederale del novembre scorso, come anche il tema della ricerca e le biotecnologie che sono l’unica risposta al climate change”.

“Le nostre iniziative non si fermeranno fino a quando non otterremo risultati tangibili – prosegue il presidente di Cia – perché l’ultima annata è stata drammatica: nessuna filiera ha coperto i costi di produzione e la Pac ha defalcato i contributi alle aziende agricole”.

Prosegue la mobilitazione in Sicilia

Anche dalle province di Catania e Messina, Cia Sicilia orientale continua a sostenere la protesta e le ragioni degli agricoltori, attivando la mobilitazione per rafforzare il potere negoziale nei confronti sia dei governi nazionale e regionale che dell’UE. “Da tempo la nostra iniziativa è finalizzata ad accrescere il peso economico del settore mettere l’agricoltura al centro dei processi di sviluppo delle aree interne, salvaguardare i servizi e le attività sociali, cruciali per i territori rurali, e difendere le produzioni siciliane da una vistosa sofferenza aggravata nell’anno 2023 dalle crisi climatiche”. A dichiararlo sono  i rappresentanti di Cia Sicilia Orientale.

Emergenza siccità

“Vale la pena ricordare alcune questioni, a partire dalla siccità che sta mettendo in ginocchio gli allevamenti privi di foraggio e gli stessi invasi vuoti lasciano presagire una drammatica stagione irrigua complice pure una cattiva gestione degli enti di bonifica e la mancata programmazione degli interventi di manutenzione delle reti e della pulizia dei fondali degli invasi. La richiesta dello stato di calamità avanzato dall’assessore all’Agricoltura è un segnale importante per il comparto agricolo attualmente in crisi. Una richiesta che risponde, peraltro, alle sollecitazioni avanzate da tempo proprio da Cia Sicilia Orientale. E’ importante, ma non sufficiente. Sono necessari interventi concreti e immediati. Serve un piano straordinario sia per affrontare le emergenze, prevedendo ristori finanziari per le imprese agricole, che devono continuare a produrre e mantenere il territorio coltivato; sia per programmare interventi futuri, con politiche a livello regionale, nazionale ed europee che guardino all’agricoltura in termini di valorizzazione dei prodotti di eccellenze e dell’intero territorio, e di nuove opportunità contro lo spopolamento delle campagne.

Fonte: Cia

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