07 settembre 2023

Coop all’industria: “Collaboriamo o vincono i discount”

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I prodotti a marchio del distributore, o private label che dir si voglia, non arretrano, ma anzi, conquistano quote di mercato, eppure, pare non essere una notizia così confortante per la grande distribuzione.  È l’opinione di Maura Latini, presidente di Coop Italia, e di Marco Pedroni, presidente di Ancc – Coop, intervenuti durante la presentazione dell’ultimo Rapporto Coop a Milano.

Bene i prodotti Mdd, ma non basta

Se i prodotti dell’industria di marca (Idm) sono quelli più penalizzati dal calo dei volumi che contraddistingue questo periodo, ad avvantaggiarsene sono certamente i prodotti a marchio della grande distribuzione, che sembrano interpretare meglio le esigenze di un mercato che chiede prezzi più sostenibili senza rinunciare alla qualità. I prodotti Mdd crescono in tutti i canali, raggiungendo una quota complessiva di mercato pari al 29,3% comprendendo anche i discount. E il problema sono proprio questi ultimi per i manager di Coop.

Bisogna impedire che il discount cresca ancora”, sostiene Maura Latini, contenta delle performance dei prodotti a marchio di Coop, cresciuti a volume di 5 punti quest’anno, ma preoccupata dall’andamento dei discount che hanno ricominciato a tornare in terreno positivo sul fronte dei volumi, con un +1,7% ad agosto contro un dato ancora negativo per la Gdo. 

Rapporto Coop 2023 - Discount

Rapporto Coop 2023 – Discount

L’assortimento deve continuare a essere equilibrato

“In Coop abbiamo l’ambizione di continuare a essere considerati la miglior scelta possibile per i consumatori attraverso un assortimento che comprenda prodotti del territorio, prodotti Mdd e prodotti dell’industria di marca. Ma va ritrovato un punto di equilibrio che si è perso”.

Per la presidente, insomma, non è pensabile che l’industria di marca non faccia la sua parte in questo periodo, puntando soprattutto ad aumentare il valore e l’innovazione dei suoi prodotti, lasciando ad altri, ovvero l’Mdd, l’onere di andare incontro al ridotto potere di acquisto dei consumatori di fronte agli aumenti inflativi. Ci vuole un giusto equilibrio, altrimenti i discount, che hanno una leva fondamentale del proprio business proprio in un assortimento composto per quasi l’’80% in molti casi da prodotti marchio, aumenteranno ancor più la loro quota di mercato, già cresciuta di 4 punti dal 2019 e oggi al 23%, sopra quella degli ipermercati. “Avere un’industria di marca che perde volumi significa avvalorare le scelte di coloro che vanno nei discount e questo ci preoccupa”.

Il contributo della filiera agricola e dell’industria contro l’inflazione

Che fare? “Noi siamo disposti a sacrificare i nostri margini già a zero, ma ci manca un forte contributo da parte di tutta la filiera, agricola e industriale, questo è il punto chiave”, sostiene Marco Pedroni, stupito dall’atteggiamento dell’industria di marca di fronte alla recente proposta lanciata dal ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, di un trimestre anti-inflazione con un paniere di prodotti di prima necessità calmierati nel prezzo, ritenuta discutibile e non risolutiva, ma apprezzabile.

“Noi abbiamo lavorato per starci. Perché però l’Idm non contribuisce? Dobbiamo fare un lavoro comune, noi e loro. E il governo deve fare di più”. Bisogna sostenere la domanda, afferma Pedroni, favorevole alla riduzione del cuneo fiscale, ma non alla flat tax, considerata un’ingiustizia sociale. “Il salario minimo? Fatelo! Ce l’hanno tutti i Paesi più sviluppati”. Non è ancora chiaro cosa intenda fare l’industria di marca e il tempo stringe. “Noi siamo in dirittura di arrivo per firmare con il governo il protocollo. Non sappiamo a che punto siano con l’industria di marca. Il lavoro sull’inflazione non lo fa uno solo: noi siamo quelli più esposti e in vista, ma dietro un prezzo c’è un mondo. A bordo ci deve essere anche l’industria e siamo quasi fuori tempo massimo se vogliamo partire il primo ottobre”.

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