Continuano le attività del Coordinamento nazionale della frutta in guscio (nella foto la riunione a Macfrut 2023, ndr), che aggrega diverse realtà attive nella produzione di frutta secca in tutta Italia.
All’ordine del giorno dell’incontro on line di ieri c’erano le prossime azioni da effettuare a livello istituzionale per non perdere i fondi stanziati dalle Finanziarie 2021 e 2022 (oltre 6 milioni complessivamente) e investirli a favore del comparto, sia in ricerca e sviluppo, sia in marketing e promozione.
A tal proposito, è stato deciso di inviare già in questi giorni una missiva al Masaf, per evidenziare la necessità di questi fondi per il sostegno dell’intero comparto, soprattutto nell’ottica di tutelare la frutta secca made in Italy dalle produzioni provenienti dall’estero, molto spesso di qualità inferiore e meno controllata.
Il tavolo, coordinato da Ignazio Vassallo, ha offerto anche l’occasione di fare il punto della situazione sulla stagione 2023.
Il punto sulla campagna 2023
Ivo Poli, coordinatore nazionale Città del Castagno, ha parlato di “un’annata che in linea generale si presenta buona. Il cinipide continua a essere presente in alcune zone, però non ha più quegli effetti devastanti che produceva una decina di anni fa”.
Isabella Ciattino, presidentessa del Consorzio Nocciola del Piemonte Igp, ha rilevato: “Nel complesso le previsioni di produzione si presentano buone. Tuttavia, il 6 luglio scorso una forte grandinata ha colpito a macchia di leopardo alcune zone del Roero e delle Langhe, compresa Cortemilia. Essendo caduti chicchi grandi quanto palline da tennis, danni in queste zone ci sono stati. Dall’altra parte, va anche detto che il fenomeno della cascola, per il momento, c’è ma non è esagerato”.
Michele Sciannimanica, direttore della Op Il Noceto di Chiarano (Treviso), ha detto: “La situazione per le noci è in piena evoluzione, quindi risulta difficile fare previsioni. Le sensazioni sembrano comunque positive a livello produttivo, anche con buoni calibri, ma non sappiamo ancora quanti frutti saranno effettivamente pieni. Sono da tenere senz’altro sotto controllo le malattie. In ogni caso, ci attendiamo una produzione normale e, senz’altro, ci troveremo a combattere contro i francesi, a cui è rimasto un 50% di invenduto nei magazzini, tra l’altro con merce di pessima qualità che potremo ritrovare sul mercato a 1 – 1,50 euro il chilo. Da parte nostra, invece, puntiamo a esaurire le scorte entro l’annata”.
Massimiliano Brugaletta, presidente di Carex (Associazione per la valorizzazione della specie vegetale del carrubo) ha commentato: “Grazie alle piogge, si è determinata un’annata esageratamente abbondante. Dall’altra parte, si è rotto però l’elastico dei prezzi che, negli ultimi due anni, aveva fatto arrivare il carrubo a livelli molto alti, anche a 3 euro il chilo. Oggi, invece, siamo passati a 50 centesimi il chilo, che sono davvero pochi. Contiamo di chiudere comunque in positivo grazie ai quantitativi”.
Corrado Bellia, direttore del Consorzio Mandorla d’Avola, ha concluso: “Il comparto della Mandorla di Avola continua ad attraversare un momento molto delicato, in quanto non sono state ancora esaurite le scorte dei due anni precedenti e sta arrivando la nuova produzione, che si presenta sostanzialmente buona. Il nostro settore risente ancora degli effetti delle chiusure forzate dovute al Covid. A questo, si aggiunge chi punta su prodotto estero più a basso costo, seppure a livello qualitativo le nostre mandorle rimangano nettamente superiori e non siano nemmeno paragonabili”.