Si sa, è impossibile prevedere il futuro. Tanti, però, ci provano. Un metodo, il mio, è quello di osservare attentamente i cosidetti “trend pluriennali”. Ovviamente non è infallibile, ma quanto meno ha il pregio di “agganciarsi” ad aspetti reali e non fittizi o solo auspicabili. Sono tendenze che osserviamo tutti, giornalmente, ma alle quali spesso non doniamo la giusta attenzione: non pensiamo, per esempio, che possano apportare cambiamenti irreversibili, oppure preferiamo far finta che non ci siano, comportandoci un po’ come lo struzzo che mette la testa sotto terra.
Eppure, anche nel nostro settore, non si può non tener in considerazione per il futuro, più o meno prossimo, quello che succede intorno a noi. Dall’invecchiamento delle popolazioni delle nazioni ricche ai grandi flussi migratori, dai trend salutistici alle economie di scala apportate da nuovi attori (vedi Amazon, ma non solo), si stanno verificando anche nel settore alimentare cambiamenti che, probabilmente molto prima di quanto crediamo, già nel 2016, potrebbero portare conseguenze anche nel mondo ortofrutticolo.
Invecchiamento delle popolazioni
Alcune specie di ortofrutta godranno di maggior attenzione e altre meno. I giovani preferiranno alcuni frutti nuovi (l’ananas) e ne abbandoneranno altri “tradizionali” (per esempio le pere). Preferiranno varietà senza semi (agrumi e uva da tavola) o più facili da consumare (banane). La produzione dovrà, inevitabilmente, adeguarsi e la comunicazione dovrà necessariamente supportare questi nuovi stili per indirizzare vecchi e nuovi consumatori su territori differenti rispetto al passato.
Trend salutistici
L’aumento dei vegetariani e vegani continuerà a fare proseliti, come già d’altronde avviene ormai da anni anche in Italia. Saranno loro i consumatori trainanti dell’ortofrutta in futuro: varrebbe la pena corteggiarli un po’ di più. Ogni singolo prodotto ortofrutticolo ha principi attivi utili per combattere certe patologie. Spiegare i vantaggi del proprio prodotto sarà compito anche di associazioni (vedi il successo della frutta secca) o meglio ancora dei Consorzi che si occupano di tutelare i prodotti certificati Dop ed Igp. Una tendenza simile si riscontra da molto tempo nel settore delle produzioni biologiche, sia conservate che fresche, e i consumi, non a caso, sono in crescita da anni.
E-commerce
Amazon ha imparato il mestiere con i libri e non fa altro che applicare le stesse tecniche anche ai prodotti alimentari. Ha iniziato con quelli confezionati e probabilmente presto anche in Italia si cimenterà con il fresco. Un’opportunità per tutti, produttori e distributori. Una sfida ineludibile, anche per la grande distribuzione che sino ad ora si è mossa con molta cautela, se non proprio timore, in questo campo.
Fiere
Le fiere, nonché eventi e manifestazioni collaterali, sono strumenti da sempre utili ed indispensabili, ma anche sempre più specializzati. Molti nuovi attori e nuovi format si affacciano anche nel nostro comparto, tentando di apportare novità ad un settore che sembra, ma probabilmente non lo è, saturo. Ce la faranno a conquistare un ruolo di primo piano nell’affollato calendario fieristico sia italiano che internazionale? Certamente saranno necessari team commerciali specializzati ed investimenti più corposi rispetto al passato per poter pensare di occupare nuovi spazi nel 2016 con prospettive di lungo termine.
La tecnologia
La tecnologia spinge i consumi di ortofrutta sempre più verso qualità standardizzate e confezioni funzionali. Questo favorisce sia chi produce i macchinari ma anche chi li utilizza per poter offrire prodotti rispondenti alle esigenze dei singoli mercati: pensiamo ai calibri, al grado Brix, alle atmosfere, alla shelf life, alle dimensioni delle preconfezioni. Anche nei punti vendita le vedremo presto all’opera, molte delle quali arrivano direttamente da Expo 2015, dove il principale player della grande distribuzione italiana, Coop Italia, le ha presentate nell’ormai noto “Supermercato del futuro”.
Migrazioni
La popolazione mondiale cresce di quasi il 2% all’anno e anche l’Europa presto tornerà a crescere. Basti solo pensare ai grandi flussi migratori verso il Vecchio Continente da paesi extra UE che hanno caratterizzato l’anno appena passato. Solo a dicembre del 2015 si stima abbiano superato il milione di persone. E non si prevedono rallentamenti. Potrebbe, di conseguenza, verificarsi un'inversione di tendenza nei consumi, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, con un rimescolamento che investirà tipologie a varietà come non l’abbiamo probabilmente mai visto sino ad ora. Un cambiamento che farà sentire i suoi effetti anche nel settore ortofrutticolo. Nuovi stili di consumo, nuove richieste da parte di nuovi consumatori, costringeranno produzione e distribuzione a cambiare definitivamente paradigmi che si credevano immodificabili.
Infine, in conclusione, un auspicio, più che una previsione. Per sfruttare appieno le potenzialità dei mercati, sempre più globali, ci sarà bisogno di grandi sforzi da parte dei governi centrali e regionali: a partire dal fondamentale tema delle infrastrutture (a quando il piano logistico nazionale, incluso quello portuale?). Sarà fondamentale l’impegno da parte delle rappresentanze italiane a Bruxelles: il TTIP potrebbe essere formidabile a patto di non accettare dettami altrui, americani ad esempio, deleteri in fatto di ostacoli fitosanitari e di certificazioni. Infine, l’eterno tema del “fare sistema”: una maggior unità nel comunicare a livello internazionale l’immagine positiva dei prodotti “made in Italy” agroalimentari in generale, ed ortofrutticoli in particolare, è diventata ineludibile. Rappresenta un’opportunità, una leva vincente che non possiamo più trascurare e rimandare se vogliamo occupare il ruolo di primo piano che compete all’agroalimentare italiano.