03 novembre 2023

Creare più valore con meno valore aggiunto?

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Nel suo editoriale su Fruchthandel 43/44, Christine Weiser affronta la questione dell’inflazione in Germania. Inflazione che  non solo ha portato i consumatori tedeschi a stringere decisamente i cordoni della borsa, ma ha avuto effetti negativi anche negli Stati limitrofi, come i Paesi Bassi.

Al recente Fruit Attraction di Madrid, infatti, Adriëlle Dankier, amministratore delegato di Nature’s Pride, aveva spiegato che in sostanza tutti gli strati della popolazione sono più attenti ai prezzi quando si tratta di fare acquisti. Ma ora il divario si è notevolmente ampliato. Non esiste quasi più una classe media. Di conseguenza, le persone con minore disponibilità economica sono più propense ad acquistare alimenti a basso costo e quindi poco salutari, perché non possono più permettersi frutta e verdura.

Naturalmente, i consumatori possono essere stimolati e ispirati a consumare (di nuovo) attraverso la pubblicità e le campagne nei punti di vendita. Ma questo risolve solo un lato della medaglia del problema. Perché dall’altra parte resta e resiste il fattore costo per i consumatori.

Zero Iva su frutta e verdura

Anche in Germania, come ha spiegato Susanna Karawanskij, ministra delle Infrastrutture e dell’agricoltura della Turingia: “Abbiamo bisogno di migliori incentivi per acquistare alimenti sani e regionali. L’esenzione dall’Iva per i prodotti ortofrutticoli comporta vantaggi per i produttori regionali, per l’ambiente e per la salute”.

“Chiederemo al governo federale di adottare questa misura semplice ed efficace. I nostri commercianti agricoli diretti, in particolare, stanno soffrendo dal punti di vista economico a causa degli alti costi energetici e dell’inflazione. Le vendite sono calate drasticamente perché le persone devono pensare due volte a come spendere il loro budget e oggi il prezzo degli alimenti è più importante della loro origine regionale”.

La GroentenFruit Huis (l’associazione belga di categoria delle aziende attive nella commercializzazione di frutta e verdura, ndr) ha inoltre dimostrato che si tratta di un punto focale che non solo è rimasto acceso dopo l’inflazione, provocando scintille anche in Germania, ma che è anche alimentato dalla stessa inflazione. Le catene commerciali del settore ortofrutticolo, insieme a esperti e organizzazioni (sociali) dei settori della salute, della nutrizione, della scienza, dei diritti dei bambini e dell’educazione alimentare, nonché della politica, hanno firmato l’Accordo sociale Iva 0% su frutta e verdura.

Entro il primo gennaio 2025, dunque, il governo dovrà abolire completamente l’Iva su questi prodotti. L’obiettivo è quello di riportare la società su un percorso più sano. I consumatori sono già su questa strada e il Coronavirus ha avuto un effetto positivo, se così si può dire. Perché si è rafforzata la consapevolezza di un’alimentazione sana e della propria salute. Ma se alla fine mancano i mezzi per attuarla, questo effetto può rapidamente svanire di nuovo e il consumatore può finire su una strada sbagliata.

A parte il fatto che si potrebbe sviluppare una paura malsana di potersi ancora permettere il cibo. È sicuramente necessario un sostegno da un livello più alto, cioè dalla politica. Ma fino a che punto i politici possono e vogliono fornire un sostegno in questo caso? C’è davvero abbastanza comprensione per la situazione attuale e quella che ne deriva?

In realtà dovrebbe essere così, e i dati e le cifre sono disponibili di conseguenza: indagini sui consumatori, analisi del comportamento d’acquisto, dati sul consumo. Consumo che nonostante i molti sforzi è ancora decisamente al di sotto delle raccomandazioni, e non solo nei Paesi Bassi, ma in tutta Europa.

“La domanda del settore potrebbe quindi essere già soddisfatta? Come sempre, resta da vedere, perché i mulini della politica macinano lentamente – e purtroppo non sempre nel modo in cui i consumatori, i produttori e l’intero settore vorrebbero”, conclude Christine Weiser.

Fonte: Fruchthandel

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