“Siamo qui per accompagnare concretamente l’economia siciliana, valorizzandone tutte le potenzialità”, ovvero Crédit Agricole investe in Sicilia. Sono le parole dell’amministratore delegato di Crédit Agricole Italia, Giampiero Maioli, che a Giarre, in provincia di Catania, ha illustrato l’impegno del gruppo bancario.
700 assunzioni per supportare il settore agricolo
Si tratta di uno dei colossi europei e mondiali del settore – conta undici milioni di soci – a favore dell’economia della Sicilia, regione dove il gruppo ha al momento due miliardi di euro di impieghi. Un impegno che si traduce in nuove assunzioni per i giovani (700 in tutta Italia, quasi tutti under 35), supporto alle eccellenze del comparto agricolo e agroalimentare (che vale sei miliardi di euro di impieghi), e il tutto con un focus particolare sull’innovazione e la sostenibilità.
Mancano infrastrutture
Un territorio dalle potenzialità di crescita esponenziali quello siciliano, secondo il gruppo bancario. Anche per questo Crédit Agricole investe in Sicilia. Per passare ai fatti sembra però mancare ancora qualcosa, stando alle statistiche e alle classifiche che vedono la Sicilia puntualmente in ritardo. Cosa fare, quindi? Alla domanda, posta dalla direttrice responsabile di FocuSicilia Desirée Miranda ha risposto l’Ad Maioli. “L’idea che mi sono fatto, non da oggi, è che mancano le infrastrutture. Questa è la prima cosa”, risponde Maioli.
Un problema enorme, che non riguarda solo l’isola. E Maioli per spiegarlo fa più di un esempio pratico: i cinque trafori alpini, la cui chiusura in questo periodo condiziona l’intera economia italiana, e l’alta velocità ferroviaria che manca.
Pochi investimenti
“Se ci metti tre ore e mezzo o quattro per fare Catania-Palermo hai un problema. E il perché di questo ritardo infrastrutturale del Paese credo sia culturale, cioè pensiamo che la capacità personale, il talento, basti”. Il contraltare a questo è nella mancanza “di investimenti a lungo termine, i risultati di un investimento di vedono dopo dieci anni, non alla prima tornata elettorale”, spiega l’amministratore delegato di Crédit Agricole Italia.
E l’esempio più calzante non riguarda nemmeno strettamente la Sicilia: le prodotte in Italia “passano poi per Brennero, Frejus, San Gottardo, Monte Bianco e Tarvisio. Cinque punti di passaggio, siamo del resto chiusi dalle Alpi. Se non ti preoccupi delle infrastrutture rischi di vanificare il resto”, spiega Maioli. In Sicilia quindi “molte imprese sopperiscono ai maggiori costi dovuti alle infrastrutture con capacità e know-how”. E spesso non basta. “C’è ancora tempo per sfruttare l’occasione epocale del Pnrr”.
In questo quadro complesso la banche possono dare un grande contributo ed è proprio quello che vuole fare Crédit Agricole investendo in Sicilia. “La banca può accompagnare, validare project financing, possiamo finanziare, possiamo fare da advisor sulla sostenibilità. Il capitale è fondamentale, ma non siamo qui perché in Sicilia mancassero le banche. Anzi: la Sicilia è una regione complessivamente ricca guardando i dati del Pil prodotto e del settore industriale diversificato”.
Tutto questo passando anche dal turismo “che è un vero brand, a differenza di altre regioni, grazie alla storia della Sicilia che non è solo sole e mare”. La Sicilia ha quindi tutto in potenza, ma questo va accompagnato “da servizi e strutture sempre più sofisticate e attrattive. Oggi quello che paga è il turismo internazionale, e per averlo devi essere sui siti giusti con offerta in tutte le lingue e strutture con profilo internazionale a cui aggiungi quel che tu hai di unico. E allora questo diventa un moltiplicatore”, conclude Giampiero Maioli.
Fonte: Focus Sicilia