07 giugno 2022

Crisi ciliegie, Nicola Giuliano: “Problemi strutturali, intervenga la politica”

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Non c'è pace tra gli ulivi. E nemmeno tra i ciliegi. Qualche giorno fa è stato l'assessore alle attività produttive del Comune di Bisceglie (Barletta-Andria-Trani),  Giovanni Naglieri, a lanciare l'allarme: “Siamo ufficialmente entrati nella fase del collasso commerciale. Le produzioni hanno raggiunto volumi elevati e non si può dare ancora spazio a lotti di piccolo calibro o a varietà non competitive, che non potrebbero sostenere il mercato dell’esportazione – la sostanza del suo intervento – Invito tutti i cerasicoltori a dare priorità assoluta alla ciliegia Ferrovia di calibratura non inferiore alla 28. Chiunque deciderà di fare il contrario si ritroverà a breve con costi di raccolta e di lavorazione difficilmente compensabili da eque valorizzazioni del prodotto”.

L'analisi di Nicola Giuliano

“Da un certo punto di vista l'assessore Naglieri ha ragione – è il commento di Nicola Giuliano, Ceo della Giuliano Puglia Fruit di Turi (Bari) – E' inutile raccogliere ciliegie piccole che non servono neppure a coprire le spese. Il problema? C'è molto più prodotto dell'anno scorso, quando già era tanto, così scivoliamo nelle stesse difficoltà. In questi casi non c'è possibilità di scelta, si raccoglie la frutta che il mercato desidera e i calibri piccoli si mandano all'industria“.

E, precisa Nicola Giuliano, parliamo di ciliegie buone, sane, belle. Ma le piante, per colpa della primavera fredda, per il secondo anno consecutivo hanno allegato troppo, con conseguente riduzione dei calibri. “Stiamo facendo di tutto – continua l'imprenditore barese – Esportiamo il prodotto in Danimarca, Germania, Austria, Francia, Svizzera, in tutta Europa, ma all'estero poi dobbiamo confrontarci con i prezzi competitivi di Grecia, Turchia e Azerbaigian“.

“E' logico – continua – a clienti molto organizzati una produzione molto disorganizzata non può andare bene. Gli anni passati avevamo poche ciliegie, pioveva due giorni e lasciavamo i clienti senza prodotto. Così, si sono rivolti a fornitori più affidabili. Basti dire che negli ultimi 10 anni l'Italia non è cresciuta, mentre la Grecia ha quasi raddoppiato gli ettari, e la Turchia ne ha il 20-30% in più. Anche l'Azerbaigian cresce. Da noi investono solo le regioni del nord, che hanno tutti impianti intensivi, coperti, con reti antinsetto, teloni, perimetri antivento”.

Cose da fare e da fare in fretta

“Parliamoci chiaro – osserva Giuliano – Non serve produrre centinaia di ettari di ciliegie, ne basterebbero poche decine ma con frutti di buona pezzatura (la Giuliano Puglia Fruit ha 20 ettari di Spaccato, la  varietà tardiva di cui detiene l'esclusiva, ndr). Dobbiamo pensare ad allungare la campagna, a utilizzare impianti coperti per cominciare la campagna da metà aprile, e allungarla poi in avanti almeno di 15 giorni. Insomma, dovremmo fare tre mesi di campagna ciliegie, non i 50 giorni attuali. Invece siamo senza coperture, e anche senza certificazioni. Chiedere la GlobalGap è già troppo”.

Senza Gdo dove si va?

In questa situazione per Nicola Giuliano è impensabile incolpare la Grande distribuzione organizzata dei mali della filiera. “La colpa della nostra incapacità di organizzare la vendita al dettaglio non può ricadere su chi si è organizzato per la distribuzione – dice – I nostri sono problemi strutturali, non c'entrano le speculazioni. E di fronte ai problemi strutturali deve intervenire la politica, che deve condizionare scelte, cambiamenti, aiuti. Solo così possiamo orientare gli agricoltori verso le giuste decisioni. E' quanto abbiamo fatto con l'uva da tavola. Con i rinnovi varietali, gli impianti di irrigazione, le automazioni siamo andati incontro al mercato e a quello che chiede la gente”.

E c'è chi si lamenta dei prezzi elevati

Come se non bastasse, anche quest'anno i prezzi  delle ciliegie sono finiti al centro delle polemiche perché ritenuti troppo elevati. “Bisogna fare riferimento ai prezzi della Gdo, non dei negozi boutique in Piazza San Marco a Venezia o di fronte agli Uffizi a Firenze. Sono polemiche inutili e dannose, perché fanno pensare a speculazioni che in realtà non ci sono. In questo modo si rischia solo di frenare i consumi. Siamo nel pieno della campagna di Ferrovia, la regina delle ciliegie, che viene pagata pagata al produttore attorno ai 2 euro il chilo. Dopo la lavorazione e la selezione dei frutti che quest'anno va fatta ancora più attentamente – visto che l'80% delle ciliegie è sotto calibro e quindi destinato all'industria (50%) e ai discount turchi e greci (30%) – le ciliegie pugliesi arrivano negli scaffali dei supermercati a 5,00-6,00 euro il chilo. Un percorso corretto, dunque”, conclude Nicola Giuliano.

Ortofrutta Italia sensibilizza i consumatori nel punto di vendita

Intanto, l'Oi Ortofrutta Italia (l'Organizzazione interprofessionale riconosciuta a livello nazionale dal Mipaaf e costituita rappresentanti della produzione ortofrutticola, del commercio e della distribuzione) fa scattare il progetto di promozione e di comunicazione istituzionale dedicato alle ciliegie.

A giugno l'iniziativa si articolerà in alcune migliaia di punti di vendita di tutte le maggiori catene della Distribuzione moderna e nei negozi del dettaglio specializzato con la partecipazione dei grossisti dei principali mercati agroalimentari. I punti vendita esporranno locandine e poster che con lo stesso layout richiameranno l'attenzione del consumatore alla stagionalità, all’origine esclusivamente nazionale e alla qualità, evidenziando soprattutto gli aspetti salutari di questo prodotto: l’altissimo contenuto di vitamina A e C, il basso livello di calorie e le proprietà antinfiammatorie.

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