14 dicembre 2021

Crisi iper e supermercati: il caso virtuoso della Toscana

56

Anche il Corriere Fiorentino torna a parlare della crisi di super e ipermercati. E lo fa grazie a una analisi di Andrea Meneghini, direttore di Gdo news e analista retail, che punta il dito in primis sull’arretramento del canale commerciale, arretramento “dovuto a un complesso mix di fattori per i quali la pandemia ha funzionato da ammortizzatore, ma che adesso ci si aspetta che riemergano in modo prepotente. La conseguenza è che il tessuto commerciale che ci siamo abituati a vedere negli ultimi 20 anni è probabilmente destinato a cambiare volto drasticamente”.

La Toscana virtuosa

Meneghini poi passa ad analizzare la situazione in Toscana: “I grandi formati soffrono anche perché hanno bisogno di molti dipendenti, che rappresentano un costo rilevante – osserva – per questo motivo alcuni player come Unicoop Firenze, Conad e Carrefour hanno iniziato a diminuire i formati di vendita: questo consente di ridurre i dipendenti per riportare in asse l’azienda”.

In questo quadro, però, la Toscana rispetto ad altre regioni d’Italia gioca la carta dei formati medio-piccoli. Spiega infatti Meneghini: “Il terreno sul quale si confrontano i due principali soggetti (Unicoop ed Esselunga con Conad come terzo incomodo, ndr) non è tanto quello dei grandi ipermercati di modello francese, ma quello dei superstore che ovunque hanno una metratura massima di 4.500 metri quadrati”. Ovunque tranne in Toscana, precisa Meneghini, dove possono arrivare a circa 5.000 metri quadrati.
Così: “Unicoop Firenze ha circa il 32% di superfici di vendita comprese fra 400 e 2.500 metri quadrati: durante la pandemia questi piccoli negozi sono stati il punto di approdo e conforto della popolazione e sono andati molto bene dal punto di vista dei ricavi. Ma Unicoop Firenze genera il 50% del proprio fatturato negli spazi superiori ai 2.500 metri quadrati, come fa Esselunga: e su questo terreno ha sofferto. Gli spazi più grandi, i cosiddetti ipermercati, sono invece già in crisi totale”. E le più recenti nuove aperture di Unicoop (tutti punti di vendita di vicinato) sembrano confermare questo trend. Di fatto, il modello distributivo sembra destinato al tramonto, anche perché i cambiamenti di stili di vita e di consumi determinati dalla pandemia hanno solo amplificato certe dinamiche già presenti, vedi gli acquisti online di prodotti alimentari freschi e freschissimi, il maggior tempo speso a casa e la polarizzazione di spesa fra discount e prodotti di elevata qualità.

Come si esce dalla crisi dei supermercati?

Il primo colosso a battere la ritirata è stato il francese Auchan, i cui negozi sono stati rilevati da Conad che nell’operazione ha investito un miliardo. Un altro colosso francese, Carrefour, ha scelto di puntare sul franchising per alleggerire il peso economico di negozi e dipendenti. Anche in Toscana, dopo l’accordo di due anni fa con il gruppo Etruria Retail, il futuro sembra affidato a imprenditori indipendenti e piccoli spazi radicati nelle comunità.

“La Toscana — conclude Meneghini nell'articolo di Silvia Ognibene sul Corriere Fiorentino — dovrebbe essere un caso di scuola, da studiare in Italia: la fortissima competizione tra Esselunga e Coop ha reso queste due aziende eccellenti“. E probabilmente in grado di affrontare anche la nuova sfida post pandemica, che si annuncia tutt’altro che semplice: secondo le stime di Iri il largo consumo attende una chiusura del 2021 con una crescita delle vendite a volume pari all'1,8%  mentre il 2022 vedrà una flessione che si attesterà attorno all'1,6%. Le vendite retail nel 2022 cresceranno però del 9,3% in ricavi e del 7,1% in volumi rispetto al pre-Covid. Le vendite online di prodotti di largo consumo confezionati l’anno prossimo addirittura aggiungeranno 260 milioni di fatturato al 2021 quando la crescita è stata di 490 milioni sul 2019. Insomma, per ipermercati e supermercati le prospettive non sono rosee.

Potrebbe interessarti anche