01 ottobre 2019

Crisi Pernigotti, per Coldiretti occorre trasparenza

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Ci sono anche le nocciole di provenienza turca tra le “indiziate speciali”, secondo Coldiretti, della crisi che è tornata in Pernigotti, la storica azienda dolciaria piemontese. Come è noto, infatti, Torksoz, il gruppo turco propietario di questo marchio dolciario, ha fatto saltare alla fine della scorsa settimana il tavolo delle trattative, comunicando alla cooperativa torinese SPes il recesso dal preliminare stipulato a inizio agosto, a pochi giorni della firma del contratto che sarebbe dovuto arrivare ieri, lunedì 30 settembre.

A poche ore da questo improvviso e preoccupante colpo di scena, il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, ha infatti commentato: “E' il risultato del circolo vizioso della delocalizzazione, che inizia con l'acquisizione di marchi storici del made in Italy, continua con lo spostamento all'estero delle fonti di approvvigionamento della materia prima agricola e si conclude con la chiusura degli stabilimenti, con effetti sull'occupazione e sull'economia nazionale dal campo alla tavola”.
L'importazione di nocciole dalla Turchia in Italia – continua Prandini – è aumentata del 18% nel 2018, per un totale di 31,5 milioni di chili secondo l'Istat, nonostante i numerosi allarmi scattati per gli elevati livelli di aflatossine cancerogene. Ma dall'olio, allo zucchero, fino al formaggio, è lunga la lista delle etichette storiche italiane svendute all'estero ed utilizzate per veicolare sotto la bandiera tricolore produzioni ottenute fuori dai confini nazionali. L'Italia deve difendere il proprio patrimonio agroalimentare, che ha portato in mani straniere tre marchi storici del made in Italy alimentare su quattro. Da qui l'esigenza di portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza, con l'obbligo di indicare in etichetta l'origine di tutti quegli alimenti ancora ‘anonimi', a partire da quelli trasformati, come nel caso delle nocciole utilizzate nell'industria dolciaria”.

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