09 ottobre 2021

Da Banco Fresco l’uva da tavola è alla rinfusa ma non convince

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Banco Fresco continua a stupire. Dopo i mirtilli sfusi nel punto di vendita recentemente inaugurato a Crema, qualche giorno fa a Torino myfruit.it ha fotografato i grappoli di uva da tavola venduti alla rinfusa, ma trattati con estrema cura per evitare che danni agli acini. “Un modo – forse – per aggirare i problemi del libero servizio quando la merce viene esposta ammassata nelle cassette”, ha postato su Linkedin Thomas Drahorad, presidente di Ncx Drahorad, raccogliendo oltre una 40ina di commenti, favorevoli e contrari, da parte degli operatori del settore.

“Bello ma poco sostenibile”, dice Antonello Lepore, quality manager di Orchidea Frutta, che spiega: “Vorrei capire che tipo di materiale è quello su cui sono adagiati i grappoli, non credo che la gestione e lo smaltimento di quel materiale sia in linea con la sostenibilità ambientale ed economica. Poi, il rapporto frutta per metro quadrato va a discapito della corretta gestione degli spazi. Infine, i grappoli così esposti non comunicano nulla della storia o del brand del fornitore. Per il resto, probabilmente non ci sarà spreco di prodotto purché la vendita sia assistita”.
“Nemmeno 15 chili di uva in un banco così grande! E' dispersivo, ingaggiate persone competenti. Se lasciano l'uva nelle loro casse è già qualcosa”, osserva Luigi Fraiese, settore ortofrutta di Decò.

L'annosa questione della formazione degli addetti

Elena Bacilieri, responsabile ortofrutta di Migros, commenta: “L'uva va esposta nel proprio imballo. Se, solo per l'uva, in un punto di vendita si ha una incidenza superiore all'11/15% ci dovrebbe essere una persona che fa rifornimento con così poca merce. Sulla paglia di legno, poi, è sconsigliato”.

(Foto Ncx Drahorad)

Ma c'è anche chi, come Salvatore Garofalo, buyer ortofrutta Tato Paride, e Nitin Agrawal, managing director Euro Fruits India, la trovi “spettacolare (amazing)”, mentre Vito Gambina ritiene che sia un approccio da estendere anche ad altre tipologie di frutta. Secondo Giovanni Scavo, addetto alle vendite della cooperativa Girasole, si tratta invece di “un modo unico e originale di esporre la frutta, ma non significa che sia più curata o valorizzata”.

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