13 maggio 2022

Da oggi in vendita i meloni lisci Bristol

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Sono iniziate oggi, 13 maggio, le vendite – e ieri le raccolte – dei meloni della Op grossetana Bristol, che ha aziende socie in Toscana, Lombardia, Emilia, Veneto e Abruzzo. “E' una partenza scoppiettante – dice a myfruit.it il responsabile tecnico, Tommaso Concari – I volumi sono già buoni, il melone è bello e, dal punto di vista organolettico, garantisce già i 14/15 gradi Brix”.

“Pensavamo di essere in ritardo, ma l'arrivo repentino del caldo ha accelerato la maturazione e ora possiamo disporre di buoni quantitativi di prodotto. Per ora si tratta dei meloni in produzione integrata dell'areale toscano, a sud di Grosseto, con i quali proseguiremo per i prossimi 10-15 giorni, per poi passare, a fine mese, alla produzione del nord Italia (Sermide e Bologna e Rovigo)”.

Un dato è certo: la produzione è più ridotta. “L'inverno è stato lungo – spiega Concari – A livello di allegagione ci sono meno frutti sulle piante, la produzione non sarà esagerata”.

Sui volumi ridimensionati è tornata proprio oggi Coldiretti Toscana che parla di una decisa riduzione (-20%) in regione delle superfici coltivate in serra e in campo aperto a causa dell’aumento dei costi di produzione. Non è il caso della Op Bristol che, al contrario, ha aumentato gli ettari destinati a melone: “L'areale produttivo toscano valorizza il nostro tipo di melone, sia precoce, sia tardivo (luglio agosto)”.
Quest'anno l'azienda potrà disporre di 22-23mila quintali di melone, 15-18mila dei quali di melone liscio Bristol.

Nella filiera del Melone mantovano Igp

Da quest'anno Bristol diventerà anche distributore/confezionatore del Melone mantovano Igp. “Oltre ad avere quattro aziende socie certificate come produttori, da questa campagna potremo confezionare il prodotto a marchio Igp”, precisa il tecnico.

Si fa presto a dire Residuo zero, ma va certificato

Da luglio dell'anno scorso, la Op grossetana ha lanciato il melone liscio Bristol a residuo zero certificato da Bureau Veritas (cerificato numero: IT307319-1). “A fine mese torna il prodotto a residuo zero – prosegue Tommaso Concari – Parliamo di un melone liscio, più complicato da gestire, anche perché più delicato e più suscettibile alle malattie. Ma stiamo ottenendo risultati lusinghieri. Peccato che sia ancora quasi autoreferenziale. Per rendere la filiera del Residuo zero più forte e strutturata, e avere il giusto riconoscimento da Gdo e consumatori, dovrebbero devono scomparire i prodotti non certificati”.

“Per quel che ci riguarda – conclude Tommaso Concari – noi non usiamo principi attivi di sintesi con residualità, ma lavoriamo molto sulla prevenzione, sulla scelta degli areali di produzione e garantendo la rintracciabilità della filiera dal seme alla cassetta finale. Un attestato che non certifica semplicemente la presenza di residui di principi attivi di natura chimica con valori sotto il limite minimo di rilevabilità (inferiori a 0,01 mg/kg) tramite analisi dei frutti effettuate da laboratori accreditati terzi e indipendenti”.

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